Resoconto della seduta n.104 del 10/07/2018
SEDUTA N. 104 DEL 10 LUGLIO 2018

La seduta inizia alle ore 10,55

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 104 del 10 luglio 2018. Do per letto il processo verbale della seduta n. 103 del 26 giugno 2018, il quale, ove non vi siano opposizioni, si intende approvato ai sensi del comma 4, dell’articolo 53, del Regolamento Interno.
Richiamo inoltre ai sensi del comma 5 dello stesso articolo l’attenzione di tutti i Consiglieri sulle comunicazioni distribuite con cui porto a conoscenza dell’Assemblea quanto espressamente previsto dal Regolamento Interno.

SESSIONE EUROPEA
Rapporto n. 7/17
ad iniziativa della Giunta regionale
“Legge regionale 14/2006 - Rapporto sullo stato di attuazione delle politiche comunitarie per la Sessione Comunitaria del Consiglio. Anno 2017”
(Discussione e votazione ordine del giorno e risoluzione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il rapporto n. 7 della Giunta regionale.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Grazie Presidente. Quest’anno per la prima volta la II Commissione ha analizzato questo atto insieme al Comitato, credo sia una cosa particolarmente importante perché combiniamo l’aspetto di merito, quello della sessione comunitaria, con l’aspetto della valutazione del monitoraggio e delle politiche previsto dalla legge statutaria n. 6/2017.
E’ una cosa importante perché su tutti i temi delle politiche comunitarie, come sappiamo quello che è molto importante, oltre ovviamente alla programmazione, è anche l’efficacia delle politiche che vengono messe in atto, quindi già anticipo una delle cose presenti nella risoluzione, che ha firmato il Presidente Traversini, che però è stata concordata anche con il Comitato di valutazione, ed è quella di avere maggiori dati perché una delle esigenze che abbiamo è di poter effettuare un monitoraggio costante sugli effetti della programmazione comunitaria.
Ora consentitemi una riflessione senza peli sulla lingua sulla programmazione comunitaria, non tanto per quello che riguarda le Marche, ma per quello che riguarda il ruolo dell’Europa e di questo genere di programmazione.
Da ormai molti anni, almeno una ventina, quasi tutti gli obiettivi che vengono posti a livello comunitario, non solo non vengono mai raggiunti, ma sono obiettivi sui quali c’è pochissimo monitoraggio, questo ovviamente non attiene alle Regioni, attiene all’Europa. Faccio alcuni esempi, da molti anni la programmazione comunitaria, penso a quella che è stata l’Agenda e la strategia di Lisbona, oggi Europa 2020, si propone di dimezzare la povertà minorile, di ridurre il tasso di disoccupazione femminile, con tutta una serie di dati, quegli obiettivi rimangono sostanzialmente sulla carta, si è poco conseguenti a livello comunitario nella loro valutazione, ricordano un po’ quel “Millennium goals” delle Nazioni Unite di eradicare la povertà entro il 2010, su cui poi non si è mai saputo nulla.
Perché dico questo? Ovviamente questo non attiene al dibattito regionale però vi è una stretta conseguenza per quello che riguarda la nostra programmazione, perché così che l’Europa perde credibilità. Tante volte parliamo nel dibattito politico nazionale e internazionale del ruolo dell’Europa, ecco se l’Europa fosse veramente conseguente e in grado di raggiungere questi obiettivi importanti, in particolare riferiti all’occupazione, all’inclusione sociale, probabilmente avrebbe più credibilità.
Faccio questa premessa non solamente per una premessa di carattere generale, politico, culturale, perché poi c’è un’effettiva ricaduta anche sulla nostra programmazione e sulla programmazione regionale, è chiaro che nel momento in cui vengono fissati degli obiettivi di difficile raggiungimento, per esempio dal punto di vista occupazionale a livello europeo, poi noi a cascata abbiamo una programmazione regionale, penso ad esempio all’Fse, che da un lato si deve attenere a quegli obiettivi europei, ma dall’altro lato sappiamo già che l’Europa molto difficilmente raggiungerà il livello comunitario, ad esempio, il dimezzamento della disoccupazione femminile.
Questo sarebbe importante se ci fosse maggiore conseguenza perché si riuscirebbe a mettere in campo una strategia di natura politica che renderebbe più politica anche la programmazione europea dal punto di vista comunitario e che impedirebbe invece uno dei limiti che personalmente vedo da tantissimi anni e cioè che questa programmazione è fondamentalmente a natura tecnica, che va bene, però rischia di avere una scarsa integrazione. Questo non riguarda le Marche ma riguarda tutte le Regioni.
Ora vengo invece alla nostra Regione.
Il rapporto ultimo che abbiamo ricevuto qualche giorno fa dalla Giunta, così come anche i rapporti precedenti, fanno comprendere la necessità di una programmazione e di una visione integrata sulla nostra programmazione comunitaria, come sapete abbiamo molti fondi, abbiamo molte risorse, anzi direi che sono oramai le ultime risorse che abbiamo, escluse quelle sanitarie.
Con tutte queste risorse noi abbiamo bisogno di più integrazione, di una visione più integrata, penso ad una proposta di legge che andremo a discutere, auspico nei prossimi mesi, quella che riguarda il sostegno all’inserimento sociale e lavorativo delle persone in difficoltà, ci sono due proposte di legge, una di maggioranza ed una di opposizione, preparandola abbiamo notato che ancora gli uffici e i nostri servizi troppo poco dialogano tra di loro eppure ad esempio tra servizio lavoro, servizio di programmazione comunitaria, servizio sociale e servizio bilancio metterli insieme semplicemente questi quattro servizi della Regione riusciremmo a rendere quella legge che abbiamo, pur con poche risorse di bilancio, una legge importante se cioè i vari assi dell’Fse, del Fesr, della programmazione comunitaria riuscissero a convergere su alcuni obiettivi che ci diamo, credo che faremo un lavoro più efficiente.
Vengo ora ad alcuni dei dati che sono stati presentati negli ultimi due rapporti della Regione che spiegano perché i dati sono importanti.
Nel rapporto che ad esempio abbiamo ricevuto pochi giorni fa dalla Giunta, compaiono dei dati migliori rispetto all’ultimo rapporto dal punto di vista degli impegni e anche della spesa, si nota un aumento sostanzialmente, soprattutto su Fesr e su Fse, il Psr aveva già dei buoni risultati d questo punto di vista anche nel precedente rapporto che avevamo ricevuto, mentre invece nel precedente rapporto, avevamo notato un numero di pagamenti e di impegni, soprattutto sul Fesr, che erano un po’ più indietro rispetto alla scadenza che abbiamo nel 2020.
L’ultimo rapporto che abbiamo ricevuto segnala un incremento che lascia ben sperar, non solo per raggiungere tutti gli impegni che abbiamo entro il 2020 ma poi soprattutto anche per N+3 dal punto di vista della spesa che scongiurerebbe il rischio di rinunciare e restituire delle risorse.
Da questo punto di vista però segnalo che sia la II Commissione sia il Comitato hanno evidenziato una cosa abbastanza tecnica nell’analisi del dato, ma molto politica dal punto di vista della strategia, ad esempio nel Fesr non tutti gli assi hanno in questo momento la stessa capacità di impegnare delle risorse, quindi una cosa che chiediamo di poter valutare eventualmente è se è possibile spostare delle risorse dagli assi a minore impegno, quindi a minore capacità di progettazione, a quelli a maggiore impegno.
Ho visto che la Giunta ha fatto una variazione di assi qualche giorno fa, però è una variazione piuttosto piccola, mentre invece probabilmente sarebbero necessari maggiori scostamenti, Su questo per esempio torno all’importanza dei dati, nel penultimo rapporto avevamo sull’asse secondo, quello legato all’accesso alle ICT, un dato molto basso di impegni che invece è aumentato significativamente nell’ultima versione proprio perché sono partiti i progetti sulla banda larga.
Avere un costante monitoraggio dei dati è importante per chi come il Consiglio regionale ha la funzione di occuparsi dell’analisi, della valutazione, del monitoraggio della programmazione comunitaria per poi dare delle indicazioni alla Giunta.
Quindi per fare al meglio il nostro lavoro abbiamo bisogno di dati tempestivi che possano eventualmente dare degli indirizzi alla Giunta, però direi che l’ultimo rapporto è meno preoccupante rispetto a quello precedente.
L’altra cosa, e vengo all’Fse, che è molto significativa non riguarda tanto le nostre capacità di impegno e di spesa ma riguarda la ricaduta sugli effetti dell’occupazione, noi abbiamo verificato negli ultimi anni, ad esempio, un miglioramento per quanto riguarda l’ultimo dato mi pare di occupazione giovanile, sarebbe utile capire se questo aumento dell’occupazione giovanile è imputabile oppure no ai corsi che facciamo con l’Fse. Abbiamo avuto modo di verificare ad esempio che alcuni dei corsi che abbiamo cofinanziato, hanno una significativa partecipazione, altri corsi invece hanno una scarsa partecipazione dal punto di vista di formazione dei nostri giovani che poi cercano occupazione.
Avere più dati sull’impatto vuol dire poter correggere, anche dal punto di vista della partecipazione ai corsi professionali, alcune linee ed alcune scelte strategiche che altrimenti rischiano di rimanere, come direbbe l’Assessore Cesetti, senz’anima, invece noi vogliamo mettere un’anima a questa programmazione, quindi abbiamo bisogno di dati importanti.
Concludo, perché ho già preso troppo tempo, poi immagino e non so se il Presidente Traversini dirà anche lui qualcosa sulla risoluzione che presentiamo, ma io riassumo molto brevemente il dispositivo, si chiede di fornire alla Giunta un rapporto sullo stato di attuazione dei programmi cofinanziati con risorse europee dell’anno 2018, i dati relativi all’attuazione fisica e finanziaria nonché agli effetti delle singole misure sui programmi operativi regionali Fesr, Fse e Feasr, sotto il profilo sia della creazione di occupazione e sia della creazione di attività imprenditoriale.
Abbiamo bisogno inoltre di capire quali sono i dati riguardanti gli effetti del Por Fse per sostenere l’occupazione tramite incentivi economici, la cosa che dicevo prima, bisogna evitare che le borse lavoro ogni anno vengano concesse discrezionalmente, ogni anno - questo è quello che avviene, questa è una cosa che credo sia errata - vengono date ogni anno con dei nuovi criteri, il rischio qual è? Sì, possiamo cogliere meglio l’esigenza del singolo momento ma non diamo certezza agli utenti, noi abbiamo bisogno di dare certezza agli utenti, abbiamo bisogno di far si che quando si danno le borse lavoro sia chiaro chi le prende, tutti gli anni ed evitare che invece ogni anno vengano discrezionalmente modificate dal servizio.
Credo che su questo serva più politica ed auspico che con la legge di cui ho detto prima potremo finalizzare da questo punto di vista, analogamente sempre nella risoluzione, sono chiesti i dati anche per le attività formative, sia i progetti finalizzati a qualificare e potenziare l’offerta dei servizi erogati dai centri per l’impiego anche tramite la creazione di reti volte ad accrescere la capacità di analisi previsionale della domanda di lavoro.
Serve insomma una possibilità da parte del Consiglio regionale di avere più dati, più dati tempestivi, più valutazione d’impatto per poter far si che questo importantissimo aspetto delle regioni, perché ormai credo che la programmazione comunitaria insieme alla sanità sia uno dei principali driver di sviluppo, di occupazione e di politica regionale, possa essere veramente efficace ed efficiente per i cittadini marchigiani e soprattutto per coloro che stanno peggio. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Celani.

Piero CELANI. Grazie Presidente. Condivido la parte iniziale di quanto detto dal relatore di maggioranza Busilacchi, circa l’importanza dell’atto e la novità dell’atto stesso, cioè fare un‘unica discussione ed essere arrivati ad avere un documento congiunto, una risoluzione tra la II Commissione, che in modo istituzionale affronta il problema, e il Comitato per la valutazione delle politiche pubbliche, credo che sia un fatto molto importante perché finalmente si comincia a lavorare in modo integrato su un tema che è di fondamentale importanza perché credo, sta sotto gli occhi di tutti, che qui sono le uniche risorse che vengono utilizzate per fare investimenti sul nostro territorio, non vedo altri fondi di bilancio che sono stati investiti per il momento sul nostro territorio per venire fuori da una situazione di crisi che purtroppo ci attanaglia da tanto tempo.
Sono in gioco delle risorse molto rilevanti, nel Por Fesr, nell’Fse, nel Psr, risorse che poi sono state ahimè incrementate, dico ahimè per la tragedia che abbiamo vissuto del terremoto, e che quindi devono in qualche modo essere monitorate, quotidianamente per far si che producano degli effetti positivi, che tutti ci proponiamo.
Quindi credo che questa valutazione delle politiche europee e questo controllo che noi facciamo sulle politiche pubbliche debbono essere portate avanti sistematicamente e credo che non deve bastare, non dobbiamo fermarci a questa sessione europea, ma dobbiamo far si che in futuro non dico mensilmente, ma ogni 60 o 90 giorni, fare una riflessione su quello che sta accadendo sui nostri territori per vedere quello che stiamo spendendo e soprattutto per capire quali sono le ricadute sull’occupazione e sull’economia della regione Marche.
Detto questo, che in pratica è in sintonia con quanto diceva il Consigliere Busilacchi, entriamo nei numeri perché senza i numeri non possiamo fare alcun ragionamento, sono fondamentali per capire dove stiamo andando, per capire la rotta che stiamo seguendo e per vedere quali sono gli aggiustamenti da farsi.
Ovviamente sono numeri molto diversi a seconda se prendiamo gli investimenti sul Fse, se parliamo di Por Fesr, di Psr o quant’altro, però ci permette di fare un quadro abbastanza forte, un quadro conoscitivo e significativo che ci consente di fare qualche riflessione profonda e di capire anche come funziona la nostra macchina burocratica e tecnocratica.
Ad esempio vediamo, forse per uno stimolo che c’è stato anche negli anni passati nel settore dell’agricoltura, che il Psr viaggia in un certo modo forse con un passo molto più svelto rispetto agli altri, per effetto credo anche dell’azione che sui territori fanno le Associazioni di categoria, che fanno gli imprenditori, per un effetto che il Psr ormai ha prodotto negli anni in modo positivo i cui risultati si sono avuti con lo sviluppo delle nostre aziende, soprattutto nel settore vitivinicolo, nel settore dell’agroalimentare, anche quando il Psr si è aperto al discorso dell’accoglienza, quindi verso attività che sono correlate all’agricoltura, ma che vanno ad integrare in modo sostanzioso l’economia e i bilanci di questi nostri agricoltori.
La stessa cosa non si può dire per quanto riguarda il Por Fesr, per quanto riguarda l’Fse, qui siamo un po’ preoccupati, è vero come diceva il Consigliere Busilacchi che dal punto di vista dei numeri qui siamo al riparo perché nell’ultimo rapporto, quello che c’è stato consegnato dalla Giunta con la delibera del 2 luglio, però devo dire ad onor del vero, per l’efficienza della nostra Commissione, che questi dati noi ce li avevamo già perché mi sembra che la segreteria li avesse chiesti in quanto altrimenti eravamo fermi ai dati del 31 dicembre ma per fare un rendiconto abbastanza cogente avevamo chiesto dei dati più aggiornati che la segreteria, che ringrazio, ci aveva già fornito.
Che cosa ci dicono questi dati? Che è vero che noi ci siamo messi al riparo da tutto il discorso dell’N+3, quindi da un effetto eventuale negativo su questi fondi per non aver raggiunto determinati obiettivi, però c’è da dire anche che l’abbiamo soddisfatto in maniera molto minimale, siamo arrivati ai valori più piccoli perché, se possiamo riprendere questi valori, noi abbiamo la soglia di disimpegno che al 31 dicembre 2018 sarà pari a 37.411.000, noi oggi siamo a 37.670.000, quindi è vero che da questo punto di vista non corriamo questo rischio, però è anche vero che stiamo lavorando a passo della lumaca e in questo momento il territorio non vuole la lumaca, vuole la lepre, dobbiamo correre perché se andiamo a vedere le spese sostenute dai beneficiari sono veramente molto poche, soltanto 37 milioni.
Non mi faccio incantare dagli impegni ed anche questi sono molto bassi, ad esempio nel Por Fesr sono 158 milioni su 585 milioni, l’impegno non significa che c’è una prossimità di spesa.
Altro aspetto molto preoccupante è che noi vorremmo avere delle informazioni più precise, ad esempio per quanto riguarda questi progetti, gli 800 e passa progetti che sono stati approvati, magari molti di questi avranno un trascinamento delle risorse nel tempo. Ci saranno investimenti che si concretizzeranno in sei mesi ed investimenti che si concretizzano in tre o quattro anni, magari con l'effetto “trascinamento” fino agli anni 2021/2022.
Quindi è necessario cambiare passo per quanto riguarda il Por Fesr, per quanto riguarda l’emanazione dei bandi, per quanto riguarda soprattutto la rendicontazione, abbiamo il bubbone dell’Agea, che prima o poi dovrà essere affrontato, perché i pagamenti devono essere fatti e certificati in tempi molto più rapidi per poter far rientrare delle spese i nostri imprenditori che le hanno sostenute, ma anche e soprattutto per poter certificare quello che abbiamo speso perché finché non certifichiamo altri fondi non arrivano. C’è un meccanismo deleterio da parte della Comunità europea, quindi su questo ci dobbiamo lavorare, gli uffici devono lavorare e devono capire che in questo momento noi abbiamo bisogno di investimenti.
L’altro aspetto che vorrei approfondire, anche se i tempi sono molto stretti, riguarda i famosi 243 milioni aggiuntivi che sono arrivati per il terremoto, in realtà sono 248 milioni, ma 5 milioni sono per l’assistenza tecnica, per i quali nelle nostre tabelle la spesa è zero, si capisce perché, ma nel frattempo sono state individuati gli assi su cui spendere questi 243 milioni.
Qualcosa avrei da dire perché se dovevamo spenderli sui territori, dovevamo individuare le reali esigenze, in termini di sociale, in termini di investimenti di opere pubbliche, di ripristino di quella continuità sociale ed infrastrutturale per far si, ed è un problema di tutti, che abbiamo sempre affrontato, che tornassero subito ad una vita normale.
Quindi non capisco perché nelle schede che sono state approntate sono state individuate anche delle risorse per la messa in sicurezza di itinerari e percorsi ciclabili e ciclopedonali e dei famosi cammini, molto belli, importanti, lauretani, francescani, che volete. Credo che qui si doveva fare una scelta diversa, tra l’altro vorremmo capire come e quando questi 243 milioni saranno spesi, se sono già state fatte le convenzioni con gli enti pubblici, con i Comuni per l’efficientamento energetico, la messa in sicurezza degli edifici scolastici, degli edifici universitari, individuati come edifici strategici, per il recupero del patrimonio culturale che da sempre è un volano molto importante per il nostro turismo.
Qui siamo fortemente in ritardo, è vero che questi fondi sono arrivati nel 2017, soltanto l’anno scorso, però da qui al 2020 abbiamo soltanto tre anni, abbiamo due anni in più per poter rendicontare.
Chiudo dicendo: bene questo nuovo modo di lavorare, quello di incrociare la valutazione delle politiche comunitarie con la valutazione degli effetti che queste producono sui territori, però sono necessari due aspetti, primo, che si velocizzi il tutto; secondo, che si abbia dalla Giunta e dagli organismi gestionali i report, gli effetti prodotti da questi investimenti sui territori in modo tale che la politica possa aggiustare il tiro su quello che funziona e soprattutto su quello che non funziona.
Faccio riferimento all’Fse, come diceva ad esempio il Consigliere Busilacchi, noi vorremmo sapere con certezza che cosa produce questa grande massa di denaro che mettiamo sul mercato del lavoro attraverso le borse e i tirocini formativi. Quante di queste persone poi vengono stabilizzate con contratti a tempo determinato o con contratti a tempo indeterminato? Quali sono i settori della vita economica industriale che tirano di più? Dov’è la richiesta? Qual è il fabbisogno formativo? Il bando viene emesso in funzione di un’indagine a monte fatta sui fabbisogni formativi insieme alle associazioni di categoria, oppure si continua a fare quello che si è sempre fatto?
L'altro aspetto riguarda le borse lavoro per il sostegno al reddito delle persone disagiate, dei disabili, finita la borsa lavoro quante di queste persone vengono assunte anche dagli enti pubblici per far finire quella maledetta piaga del collocamento obbligatorio? Queste persone fanno dei servizi all’interno dell’Asur, hanno la borsa lavoro, la finiscono e, nonostante ci siano dei posti disponibili nel collocamento obbligatorio, non vengono assunte.
Sono delle risposte assurde queste che noi come politica non possiamo accettare, perché non possiamo prima riempirci la bocca di sociale e poi laddove si può intervenire con fondi, ad esempio del Fse, non lo facciamo. Questo è qualcosa che mi sta molto a cuore.
Per cui ben venga il metodo, l’impegno secondo me sarà quello di controllare già a ottobre quello che è successo durante l’estate per vedere l’impatto di queste politiche sui territori, per vedere quanta spesa abbiamo fatto e capire quello che c’è da correggere in questi ultimi due anni di programmazione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Casini.

Anna CASINI. Grazie Presidente. Grazie per l’opportunità di poter spiegare quello che stiamo facendo, nel mio caso lo stato di attuazione del Psr.
Prima sono stati descritti degli aspetti dei piani, io mi riferirò soltanto al mio. Certamente per il piano di sviluppo rurale non ci sono problemi, abbiamo anche delle slide, possiamo sia presentarle che darle dopo, magari conviene fare a braccio, non so come ci siamo organizzati.
Io parlerò a braccio poi magari le slide ve le daremo tanto i numeri li padroneggio abbastanza perché li vedo tutti i giorni.
Noi abbiamo un piano di sviluppo rurale di 538 milioni euro circa che era il piano di sviluppo rurale ordinario.
Al piano di sviluppo rurale ordinario sono stati aggiunti circa 160 milioni, quindi complessivamente abbiamo 697 milioni di euro di piano di sviluppo rurale, come li abbiamo ottenuti? Lo scorso anno, il 22 di luglio, le altre Regioni italiane ci hanno concesso il 3% dei loro piani di sviluppo rurale in forma di solidarietà e, su questo ringrazio gli uffici che sono stati puntuali e molto veloci, questo ha comportato una modifica del piano di sviluppo rurale per inserire questi ulteriori fondi.
Ringrazio anche il Presidente della Commissione Traversini che è stato sempre molto vicino ed anche molto veloce ed efficace nelle azioni della Commissione, quindi ringrazio la Commissione tutta.
Siamo riusciti in tempi molto brevi a modificare il piano di sviluppo rurale e a decidere insieme alle associazioni di categoria in quali misure e in quali assi inserire queste risorse ulteriori.
Lo abbiamo fatto velocemente, come dicevo, tanto è vero che a novembre era già arrivato il parere favorevole della Commissione europea e alla fine di dicembre sono stati emanati i primi bandi per metterli a disposizione delle aree colpite dal terremoto, che ne avevano una grande necessità.
Gli assi seguiti sono stati quelli ordinari, non ne abbiamo inseriti di altri e lo stato di attuazione in questo momento mi soddisfa molto perché abbiamo emanato il 72% dei bandi di tutto il Psr, ordinario e straordinario, di tutti i 670 milioni di euro, al 30 di giugno. Qualcosa in più è stato fatto in questi giorni e la cosa importante è che, i bandi emanati non corrispondano all’assegnazione delle risorse, sono state assegnate il 50% delle risorse, questo è straordinario, i bandi emanati e chiusi, quindi aperti e chiusi, sono in totale 103 che dicevo rappresentano il 72% della dotazione finanziaria del Psr. Per i “bandi chiusi” sono state presentate 16.920 domande, di queste ne sono state finanziate 14.598, quindi, come dicevo, pari al 50% della dotazione totale. Al 30 giugno sono stati liquidati i fondi pari al 13,5%.
Voi sapete che noi abbiamo l’N+3 e siamo soltanto al terzo anno, quindi abbiamo 5 anni più 3 per spendere le risorse.
E’ chiaro che le risorse messe a disposizione del Psr sono distinte in assi, quindi ci sono gli assi di investimento che vengono liquidati per stati di avanzamento, una progettazione, una pianificazione piuttosto che un insediamento di giovani non viene liquidato immediatamente, ma a stati di avanzamento, a parte il premio giovani.
Voglio dire che noi siamo l’unica Regione d’Italia che ha emanato tre bandi della misura 4,1, per intenderci, il bando più importante che è quello della competitività e degli investimenti.
Lo posso dire anche perché molte Regioni non hanno emanato neppure un bando, non è che siamo i più bravi dei somari, ma il 13,5% con Agea che non liquida, con le misure a superficie la cui liquidazione è veramente difficoltosa, non è semplice.
La dotazione finanziaria del Psr è stata divisa per priorità, abbiamo impostato il Psr su una serie di temi, oltre al ricambio generazionale, che è la cosa più importante, e sono:
- la competitività, che riguarda tutto il mondo degli investimenti;
- la tutela degli ecosistemi. Abbiamo basato l’azione del Psr sulle aggregazioni finalizzate ad obiettivi di tutela ambientale, quindi non solo le filiere, ma anche gli accordi agroambientali, gli accordi agroambientali d’area, ne sono partiti circa 6, prevedono anche la presenza di 100 aziende nello stesso territorio, finalizzati ad obiettivi di qualità, in particolare: la riduzione dei nitrati nelle acque, acque che vengono misurate alla foce delle aree, la riduzione e la prevenzione del rischio idrogeologico, la gestione delle aree natura 2000, per intenderci Sic, Zps, riserve, parchi, laddove l’agricoltura è molto più difficile perché si confronta con aree che hanno delle limitazioni e le valutazioni di incidenza determinano ogni volta le azioni che l’agricoltore, o chi si occupa di zootecnia, quindi l’allevatore, può mettere in campo per l’azienda, la silvicoltura nelle zone rurali perché insieme agli accordi agroambientali serve a mantenere adeguato lo stato delle aree interne e dei boschi per evitare l’aumento dei tempi di correlazione;
le filiere, riteniamo che l’anello debole delle nostre aziende sia il primo anello, quindi l’agricoltore, se l’agricoltore non riesce ad essere in filiera con altri soggetti non riesce ad avere la certezza del reddito in un momento in cui si fanno i conti ogni anno con i cambiamenti climatici, l'anno scorso ad esempio abbiamo avuto una eccessiva siccità, quest’anno delle piogge e dei cambiamenti di temperatura repentini, tutto questo rende indeterminata la possibilità di avere un’idea della produzione, quindi essere in filiera rassicura, perlomeno sul prezzo base, sul prezzo standard;
l'efficienza delle risorse.
Lo stato di avanzamento per priorità del Psr, vi darò le slide, noi per esempio abbiamo postato sulle zone rurali 110 milioni di euro, ne abbiamo già attivati 87 milioni e ne abbiamo assegnati 67, per intenderci. Siamo in uno stato di avanzamento molto virtuoso, secondo me, questo grazie al lavoro che è stato fatto dagli uffici, ma anche al grande lavoro di sinergia che c’è stato con le associazioni tutte ed anche con gli ordini professionali.
Sulla tutela degli ecosistemi abbiamo la totalità delle domande presentate e delle domande finanziate, quindi questo è un obiettivo molto importante, sull’efficienza risorse abbiamo 115 domande presentate e 92 finanziate, vi faccio degli esempi poi magari li verificherete da soli; sulla competitività dell'agricoltura abbiamo una dotazione finanziaria di 189 milioni di euro per le aziende agricole, la competitività ordinaria, mentre per gli insediamenti giovani abbiamo 22 milioni di euro.
Voi sapete che il pacchetto giovani è molto importante, in realtà la Comunità europea prevede un “premio giovani” che attualmente, per l’ultimo bando, il 6.1, quello dedicato alle aree terremotate, perché abbiamo dei bandi dedicati alle aree terremotate, prevede una dotazione del premio di 60.000 euro a giovane, solo un giovane può partecipare come soggetto principale. Questo premio a me non piaceva, come non piace alla Giunta l'elargizione a pioggia, quindi i giovani debbono essere inseriti in graduatoria per accedere ad un pacchetto di misure che a sua volta prevede la possibilità di accedere a cinque misure.
Quali sono le misure? Il giovane può scegliere, vanno dall’investimento, come abbiamo detto prima, al biologico, alla zootecnia, ad un accordo agroambientale d’area, ci sono molte possibilità e a differenza degli altri soggetti, che possono accedere ad un solo bando, il giovane ha il cosiddetto pacchetto giovani, quindi può creare la sua azienda utilizzando molti strumenti e credo che questo sia molto importante.
Lo stato di attuazione di questa priorità è abbastanza complessa perché c’è ad esempio la formazione/informazione, la consulenza. Giustamente il giovane ha una formazione che gli viene data gratuitamente dalla Regione, laddove fosse necessaria, per la consulenza nel caso delle filiere abbiamo creato la figura, preparata, del facilitatore, c’è stato un bando, perché il problema delle nostre piccole aziende è che spesso non hanno la capacità e/o la visione per mettersi insieme, sia in modo orizzontale che in modo verticale. Quindi abbiamo creato questa nuova figura professionale, nuova perlomeno per le Marche, che è quella del facilitatore, ci sono dei bandi ai quali le filiere possono accedere per prenderla, viene pagata al 90% con le risorse del piano di sviluppo rurale, quindi non è un peso, ma un'agevolazione.
Per gli investimenti immobiliari sono state presentate 1.742 domande, come dicevamo prima, 107 domande sono state presentate per la cooperazione, la dotazione finanziaria totale è di 211 milioni di euro.
Sulle filiere, che hanno diverse misure, abbiamo inserito:
la certificazione dei prodotti agroalimentari, noi puntiamo molto sulla certificazione e sulla qualità, quindi incentiviamo le filiere di prodotti di qualità che le certificazioni, siano esse di tipo comunitario (Dop, Igp) siano esse QM, quindi Qualità Marche;
i pagamenti per il benessere animale;
la costituzione delle organizzazioni di produtturi (OP);
la cooperazione per filiere corte e mercati locali. Riteniamo che i mercati locali siano una grande opportunità soprattutto nelle aree terremotate e nelle aree interne. In totale ci sono 77 milioni di euro.
Poi abbiamo messo 17 milioni di euro per la prevenzione delle calamità, dicevo che oggi facciamo i conti con i cambiamenti climatici. E' importante che queste vengano prevenute, altrimenti è molto costoso agire a valle, quindi abbiamo inserito investimenti sia per la prevenzione delle calamità che per il ripristino delle potenzialità aziendali. Le domande presentate sono state 758, 363 finanziate, per un totale di 94 milioni di euro.
La priorità 4 è importantissima e riguarda la tutela degli ecosistemi e la biodiversità, si potrebbe intitolare biodiversità. C’è la redazione dei piani di gestione di Natura 2000, i pagamenti agro/climatico/ambientali, l’indennità natural 2000 per tutti quegli agricoltori che sono in aree particolarmente protette, la tutela delle risorse genetiche forestali.
La Regione incentiva anche la permanenza e soprattutto la tutela delle risorse genetiche perché noi crediamo che la biodiversità nelle Marche sia un valore aggiunto.
Per la tutela degli ecosistemi, comprese le indennità compensative nelle aree montane, che siamo riusciti a portare da 120 euro ad ettaro, a 200 euro ad ettaro nelle Marche, prevede un totale di fondi pari a 91 milioni di euro, infine, in questo caso ci sono anche le sotto misure e la riduzione dei prodotti chimici, la protezione dei suoli e scendiamo anche nel mantenimento della produzione biologica.
Sul mantenimento della produzione biologica, che è un altro focus dell’agricoltura e della Giunta regionale, abbiamo una dotazione finanziaria di 116 milioni di euro, noi crediamo che il biologico, come il marchio di qualità e la tutela del sistema ambientale regionale, anche per gli obiettivi del turismo, sia una strada percorrere con forza, quindi investiamo da questo punto di vista in maniera molto consistente.
La priorità 5 riguarda:
- l’uso efficiente delle risorse, in particolare le infrastrutture irrigue, perché le acque devono essere tutelate, regimate ed anche utilizzate con parsimonia,
le energie rinnovabili, quindi gli investimenti silvicoli e la trasformazione del legno - a volte leggo degli interventi che mi fanno sorridere, soggetti che parlano di silvicoltura e di - mi auguro - 180 posti di lavoro in tempi brevi, in realtà i bandi della Regione Marche sono usciti, prevedono probabilmente meno, ma sono finalizzati alla filiera del legno e dell’energia sulla quale noi abbiamo messo 2 milioni di euro,
il risparmio energetico, quindi investimenti per l’agroindustria per ridurre il consumo di energia e rendere autonoma l’agroindustria, che in genere è energivora come voi sapete,
i cambiamenti climatici, quindi il rimboschimento dei terreni agricoli, qui c’è anche tutta la partita del tartufo e del castagno, i sistemi agro forestali, la prevenzione degli incendi boschivi e i piani di gestione forestal, che sono molto importanti perché, come dicevo, l’aumento dei tempi di corrivazione è uno dei problemi più seri che abbiamo.
Lo stato di attuazione: la dotazione finanziaria è di 43 milioni di euro, le domande presentate sono 115, ne abbiamo finanziate 92, non vi voglio tediare con tutti gli stati di attuazione, li potete vedere dopo.
La priorità 6 riguarda lo sviluppo delle aree rurali, in questo caso abbiamo una dotazione finanziaria per la formazione professionale, l’informazione, gli aiuti all’avviamento anche delle piccole e medie imprese non agricole, le infrastrutture su piccola scala (comunale), i servizi per la popolazione, le infrastrutture turistiche e ricreative, che sono poi gestite dai Gal.
Avete sentito parlare della misura leader in cui non soltanto l’azienda agricola è beneficiaria, ma lo è una serie di soggetti pubblico/privati che devono mettere in campo delle strategie che abbiano come obiettivi quelli di rinvigorire, di aiutare le aziende agricole e i territori, soprattutto quelli, come in questo caso, colpiti dal terremoto, qui abbiamo anche le infrastrutture e l’accesso alla banda ultra larga dove ci sono 22 milioni di euro. Quindi l'agricoltura partecipa per quota parte al grande progetto che ha seguito l’Assessore Cesetti. Lo stato di attuazione è abbastanza avanzato, sono state presentate 18 domande, tutte finanziate tranne una.
L’obiettivo N+3 di cui si ha tanta paura nel caso dell’agricoltura non è un problema, nel senso che verosimilmente a settembre lo avremo già superato perché abbiamo tutte le misure a superficie e per le misure a superficie c’è soltanto da aspettare che Agea paghi, non hanno bisogno di grandi investimenti e sono circa 30 milioni di euro quelli che devono essere erogati per bandi e istruttorie già fatte entro settembre. Noi siamo consapevoli del fatto che supereremo di 11 milioni di euro circa l’N+3, quindi l’N+3 per noi è di 18 milioni di euro, poi lo vedrete nel dettaglio, ma non abbiamo difficoltà a dire che per l’N+3 entro settembre, come vi dicevo, le misure a superficie dovranno essere pagate per un importo di circa 20 milioni di euro, e per le misure strutturali dovranno essere pagati circa 10 milioni di euro, quindi saremo oltre il tetto previsto di circa 11 milioni di euro.
Ci sono poi le performance di priorità 2, 3, 4, non vi sto a tediare perché sono questioni molto tecniche, se volete poi le approfondite.
Credo che dell’agricoltura delle Marche sia stata riconosciuta l’importanza anche a livello comunitario, noi siamo la Regione ogm free e siamo i Vicepresidenti di tutte le Regioni d’Europa e recentemente per l’agricoltura sociale, alla quale io tengo particolarmente, siamo stati nominati Regione europea capofila perché c’è stata riconosciuta una particolare qualità e capacità sull’agricoltura sociale.
Faccio una premessa, forse l’agricoltura sociale, anche se all’interno della multifunzionalità dell’azienda agricola è molto importante, non è quella che risolve i problemi economici, ma certamente dà la misura di come si muove dal punto di vista culturale/etico una Regione. Oltre ad avere gli agrinido, che ho trovato già strutturati e pensati, quindi non me ne prendo i meriti, abbiamo anche fatto un lavoro sulla longevità attiva insieme all’Inrca che ha fornito un format di servizi, in quanto non possiamo essere certo noi a stabilire i servizi che servono all’anziano; gli agrinido li segue l’Istituto Montessori, gli anziani e quindi la longevità attiva la segue l’Inrca, noi li abbiamo messi insieme in un progetto innovativo - non ho parlato dell’innovazione in agricoltura, ma abbiamo 19 milioni di euro sull’innovazione e i bandi sono già in parte chiusi e ne stiamo aprendo altri - l’esperimento è molto complesso ed è seguito dall’Inrca e dal Montessori, è il metodo Montessori applicato all’anziano con disturbi cognitivi perché si è visto in alcune sperimentazioni fatte negli Stati Uniti e in Francia che il metodo Montessori applicato nell’anziano certo non lo guarisce quando ha problemi ad esempio di Alzheimer, ma aiuta a dargli contezza di sé e a farlo sentire in contatto con il luogo nel quale si trova. Questa sperimentazione sta andando avanti, tanto che siamo stati nominati in Finlandia Regione capofila proprio per questo obiettivo e vi comunico è stata una grande soddisfazione oltre all’ogm free.
Oltre a questo vi dico che c’è tutto il grande lavoro che fa l'Assam, del quale non ho parlato per motivi di tempo ed anche perché è strettamente connesso con gli obiettivi che abbiamo raggiunto, di verifica e di controllo della qualità, quindi senza l’Assam non si riuscirebbe ad avere il controllo sulle filiere, il controllo sulla qualità dei prodotti e neanche il mondo del vivaismo sopravviverebbe, così come ci sarebbero grandi difficoltà per gli investimenti sugli impianti di nuove essenze ed anche sulla forestazione. Forse tutto questo grande lavoro che fa l’Assam si vede soltanto in alcuni casi, in quelli più eclatanti, ma è un lavoro tecnico, scientifico, amministrativo, veramente imponente quello che fa la Regione Marche.
Credo di aver detto tutto, ringrazio l’Assessore Bora che ha curato con il suo ufficio le slide che mettiamo a disposizione dei Consiglieri, così vedrete nel dettaglio quello che io ho detto in maniera sintetica, si tratta di oltre 600 milioni di euro, non è facile essere sintetici.

Presidenza del Vicepresidente
Renato Claudio Minardi

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Grazie Presidente. Per quanto mi riguarda sarò molto breve ed inizio ringraziando gli Assessori Casini e Bora per le loro relazioni.
Voglio soffermarmi sulle deleghe di mia competenza che riguardano il Feamp, il fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca.
Per questo fondo, poi vedrete nelle slide che verranno consegnate a chi vorrà approfondire l’argomento, ad oggi abbiamo complessivamente emanato 12 bandi per un totale di 125 progetti finanziati, i settori che beneficiano dei contributi sono distinti per priorità definite dal regolamento del Feamp.
Le misure: sono 1.32 “miglioramento delle condizioni di igiene, salute, sicurezza del lavoro a bordo”, per ogni bando e per ogni misura voi troverete nelle slide i progetti presentati, le domande ricevute, la dotazione e altro; 1.38 “limitazione dell’impatto della pesca sull’ambiente marino”; 1.40 “monitoraggi scientifici sullo stato delle risorse ittiche”; 1.42 “conferimento di valore aggiunto ai prodotti della pesca”; 1.43 “investimenti nelle strutture portuali, mercati ittici e sale d’asta”; 2.48 “investimenti per le aziende di acquacultura”; 4.62, 4.63 e 4.84 “sviluppo locale e promozione della pesca e del tessuto sociale (FLAG)”; 5.68 “promozione dei prodotti ittici”, 5.69 “investimenti per le aziende che trasformano i prodotti della pesca”; 7.78 “assistenza tecnica per l’attuazione del programma”.
Ripeto, ognuna di queste misure, ognuno di questi bandi, potete trovarli nelle slide (che possono essere consegnate a tutti), posso anche leggerli, ma non voglio tediarvi con i numeri,
La dotazione complessiva del Feamp ammonta a 31 milioni di euro e ad oggi, siamo a metà programmazione, sono stati concessi ed impegnati 15,8 milioni di euro, cioè il 50% delle risorse a disposizione.
Ci sono stati dei ritardi negli accordi con l’autorità di gestione ministeriale e con altre regioni interessate al Feamp, con il risultato che nel 2016 un solo bando, non per colpa della Regione, risultava pubblicato, abbiamo recuperato i tempi e ad oggi siamo riusciti a recuperare il gap e nel 2017 sono stati emanati i restanti avvisi, quindi 11.
A tale proposito il programma operativo nazionale prevede per la Regione Marche il raggiungimento di un target di medio termine, al 31 dicembre 2018, con la certificazione relativa di 5,1 milioni di euro.
Alla luce delle risorse impegnate si prevede che tale obiettivo potrà essere ampiamente raggiunto con la certificazione di almeno 6,7 milioni di euro alla data del 31 dicembre 2018, così come ci chiede il Ministero a livello nazionale.
Ciò non toglie che si debba fare i conti con alcune criticità del programma che rendono l’attuazione del Feamp decisamente più complessa rispetto al precedente, in particolare, diversamente dal Feap, le Regioni sono vincolate da un piano finanziario rigido, spesso con risorse su misure difficilmente attivabili, nelle Marche ad esempio la pesca nelle acque interne è praticamente assente, c'è la necessità di venire incontro ad esigenze specifiche di un settore, come quello della pesca, che attualmente registra un periodo di grande difficoltà, spesso la rigidità delle normative comunitarie e nazionali sulla concessione di aiuti rende complicato contribuire ad un suo rilancio.
Per ciò che concerne la qualità delle risorse messe a bando concesse ed impegnate si può fare riferimento al grafico, che trovate sulle slide, che paragona la programmazione precedente, dopo quattro anni, nella programmazione 2007/2014 avevamo impegnato 11.290.770 euro, con l'attuale, dopo quattro anni abbiamo impegnato 15.797.676 euro.
Infine allo scopo di poter indirizzare al meglio i contributi messi a disposizione dal Feamp, la P.F. economia ittica con le altre Regioni e con il Ministero competente ha predisposto una prima rimodulazione del piano finanziario approvato a gennaio 2018, il tutto al fine di individuare fino al 2020 l’attivazione delle misure più adatte al rilancio del settore, a tale scopo è prevista l’attivazione di ulteriori bandi sia per le misure già avviate sia per le nuove misure, quali il risparmio energetico, la diversificazione di nuove forme di reddito, nuovi bandi di competenza delle tre Flag istituite a livello regionale.
I dati rispetto ai bandi, che vi ho letto e che vi ho detto, alle domande e a che punto siamo con la certificazione e il contributo che viene concesso, li trovate tutti qui, se volete posso anche leggerli, ma non credo che sia di grande interesse perché, ripeto, possono essere facilmente consultabili, quindi guadagniamo tempo.
Al 31 dicembre 2018 faremo una certificazione di almeno 6-7 milioni di euro, ci hanno chiesto 5,1 milioni, quindi siamo abbondantemente sopra, ad oggi sono stati concessi ed impegnati 15,8 milioni di euro.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Bora.

Manuela BORA. Grazie Presidente. Degli anni dell’università c’è stato un momento, che ricordo molto bene, che è stato importante e fondamentale per la mia crescita personale, che pochi sfruttavano, era il momento del ricevimento settimanale dei professori, era un momento pensato perché talvolta non basta assistere alla lezione frontale e nemmeno studiare nei libri i dati che ci vengono forniti, è un momento che chi ha dei dubbi, delle domande, può rivolgersi a persone che sono più esperte e più competenti ed è un momento che oltretutto evita talvolta di fare delle figuracce oppure di dire degli “sfrondoni” all’esame, come più volte capita.
Quindi ho deciso nelle slide di partire da quelli che sono i fondamentali, vi invito a partire dalla prima slide che è quella delle definizioni, perché ho la sensazione che ci sia un po’ di confusione.
In un momento in cui si attaccano molto i costi alla politica, credo che questa Assemblea legislativa bene abbia fatto a difendere il costo di una Commissione ulteriore, il Comitato per le politiche di valutazione, perché quello è un momento importante e prezioso di approfondimento e allora se non è vero, perché non è vero, che non c’è monitoraggio, addirittura ci sono anche le geolocalizzazione dei progetti che vengono finanziati. Certo si potrebbe fare anche di più, se volete anche delle notifiche settimanali, però credo che a poco serva se poi non si è in grado di capire i dati, allora vorrei mettermi a vostra disposizione insieme agli uffici per chiarire tutti quelli che possono essere i vostri dubbi, perché mi è parso di capire che ce ne siano molti.
Andiamo direttamente alla slide n. 3, dove potete vedere la differenza tra la dotazione finanziaria, quindi l’importo totale delle risorse che sono state stanziate complessivamente nel piano finanziario del Por Fesr, approvato dalla Commissione europea, e le risorse attivate che sono le risorse relative alle procedure attivate, quindi ai bandi pubblicati ed anche alle iniziative programmate con atti amministrativi, che però non necessariamente hanno individuato un beneficiario, come a dire: è un primo passaggio ma non è sufficiente.
Ci sono le risorse impegnate, che vengono concesse ai beneficiari, le graduatorie sono approvate, l’istruttoria è completata, vengono individuati i beneficiari del bando con la graduatoria. Certo, possono passare anche 24 mesi per la fine di un progetto ed io di questo sono orgogliosa perché non è una gara podistica quella che stiamo facendo, se vogliamo realizzare dei progetti che siano ambiziosi, dobbiamo dare del tempo alle imprese di realizzarli, soprattutto quei progetti che sono di filiera.
Poi c’è il discorso dei pagamenti certificabili, cioè le spese sostenute dal beneficiario e gli anticipi, ma solo quelli pagati nei casi di aiuti di Stato, e anche qui ad esempio gli altri trasferimenti e le anticipazioni della Regione ai beneficiari non sono spese certificabili, quindi l’obiettivo di spesa è l’obiettivo finale che comunque non è, a mio avviso, indicativo dello stato di salute del programma operativo regionale.
Quindi a fronte della dotazione complessiva di 585 milioni, vedete la soglia era 337, che era quella che avevamo fino a dicembre, poi abbiamo 248 milioni aggiuntivi del terremoto, abbiamo le risorse attivate per 257 milioni e gli impegni per 159 milioni ed i pagamenti ammontano a 37,4 milioni di euro.
Nella slide successiva vedete tutta una serie di colonne, vi invito a focalizzarvi sui totali, quindi sulla terza colonna quella delle risorse attivate, che abbiamo visto prima, l’importo concesso ai beneficiari è di quasi 160 milioni di euro, i pagamenti certificabili sono 25 milioni e sono già superiori a quelli che avremmo dovuto conseguire a fine mese e il numero di progetti finanziati sono 911. Poi torneremo anche sulla percentuale che, anche se ci rende insoddisfatti, ma lo ripeto, non è indicativo dello stato di salute, è superiore rispetto alla media italiana.
Nella slide successiva questa differenza tra risorse attivate e dotazione è ancora più evidente, passiamo dal 65% dell’asse 1, che è quello più importante, all’88% dell'asse 2, all’82% nell’asse 3, al 79% nell’asse 4, all’89% nell’asse 5, al 90% nell’asse 6 e al 39% nell’asse 7.
I progetti finanziati sono 911 e nella slide successiva c’è un livello anche maggiore di dettaglio, nella colonna di sinistra vediamo i bandi principali che sono emanati e conclusi:
promozione della ricerca dello sviluppo negli ambiti della specializzazione intelligente,
sostegno alla realizzazione di progetti che hanno ottenuto il “seal of excellence”, cioè questo era un bando che andava a finanziare quei progetti che avevano ottenuto il certificato di eccellenza dalla Commissione europea per i bandi diretti che però non avevano l’adeguata copertura finanziaria e lì è intervenuta la Regione,
ingegnerizzazione, industrializzazione dei risultati della ricerca e valorizzazione economica nell’innovazione;
vaucher per favorire i processi di innovazione aziendale e l’utilizzo di nuove tecnologie. Vedete, sarebbe molto più semplice se fosse una gara podistica, ma non lo è, e fare tutti i vaucher, si concluderebbero immediatamente e la spesa schizzerebbe, ma noi siamo molto attenti a come questi fondi vengono allocati ed vedete è veramente curioso che chi sedeva su questi banchi nella legislatura precedente oggi venga a dare delle lezioni di finanza agevolata, perché il primo atto che ha fatto questa Giunta è stato il documento di programmazione integrata tra fondi, una cosa che nessun altro ha fatto e che concretamente si traduce in bandi, come quello di manifattura 4.0, che vengono accompagnati, risorse Fesr e risorse Fse, bandi, e non lo dice l’Assessore alle politiche comunitarie, ma lo dicono le associazioni di categoria, che sono molto apprezzati e che in passato non sono mai stati programmati.
Mi concentro sulla colonna di destra, nelle risorse attivate vedete che l’importo concesso è 47 milioni di euro, quindi più della metà, pagamenti certificabili 14 milioni, le procedure attivate sono 11 e il numero di progetti 311.
Nella slide successiva vedete che ci sono dei problemi sulla certificazione, ma non sono imputabili ad inefficienze della Regione Marche, ma si riscontrano purtroppo, anche a causa del contratto con Infratel, in tutta Italia eppure le risorse attivate sono oltre 21 milioni di euro ad oggi per un importo concesso di oltre 19 milioni di euro.
Nell’asse 3 le risorse attivate sono 63 milioni di euro, l’importo concesso 33 milioni, pagamenti certificabili quasi 3, procedure attivate 10, numero di progetti 407.
Nell’asse 4 le risorse attivate sono 48 milioni di euro, l’importo concesso 32 milioni, pagamenti certificabili 4, le procedure attivate 8, il numero di progetti 24.
L’asse 5 invece registra una attivazione di 20 milioni di euro, l’importo concesso 6 milioni, e qua i ritardi, lo dico non per fare uno scaricabarile, ma per far capire quante e quali siano anche le ragioni del disallineamento tra gli impegni e le spese, una di queste è ad esempio la difficoltà da parte dei Comuni di fare dei bandi, ci sono dei problemi e poi le ricadute sono imputabili a noi, però in realtà il ritardo non è dovuto direttamente da noi.
Poi c’è l’asse 6 che prevede l’attivazione di 24 milioni di euro, un importo concesso di 15 milioni, 1,5 milioni di pagamenti certificabili.
Poi c’è l’asse 7 che è quello dell’assistenza tecnica.
Come dicevo prima, sulla base delle spese ad oggi certificate il Por Marche ha già raggiunto il target fissato dall’Agenzia di coesione per il mese di luglio, cioè è pari a 22 milioni di euro, con un mese di anticipo siamo già a 25 milioni.
Le previsioni di spesa, comunicate dai responsabili degli interventi in sede di Comitato di sorveglianza, consentono inoltre di stimare che a fine anno il target N+3 sarà superato di circa 10 punti percentuali.
Il livello di spese a fine 2018 permetterà inoltre di conseguire la riserva di efficacia che la Commissione assegnerà ai programmi più performanti nel 2019.
Dico questo perché ho apprezzato l’onestà intellettuale di chi ha ammesso che il fantasma del disimpegno non c’è più, in realtà non solo non c’è mai stato.
Dall'inizio dell'anno questa Giunta sta pensando e sta lavorando, perché qualcuno si è dimenticato di dire per esempio che quando questa Giunta si è insediata siamo riusciti a portare a casa l’over booking del settennio precedente, all’over booking della programmazione successiva con le risorse aggiuntive del terremoto. Questo lo dico perché dire che l’ente Regione non è in grado di spendere i soldi, non solo non corrisponde al vero, ma è l’esatto contrario, noi sappiamo di essere in grado di spenderne anche di più e ve lo dimostreremo.
Passo in rassegna l’Fse, oggi purtroppo l’Assessore Bravi non può esserci, quindi mi dispiace che non potrò essere precisa come lei nel chiarire alcuni aspetti.
Se è giusto porre l’accento soprattutto sul Fondo sociale europeo, sull’occupazione che viene creata, mi risulta che a fine anno ci sarà un passaggio previsto in Commissione dove si valuterà la correlazione tra bandi regionali e occupazione, sarà oggetto di una valutazione ad hoc.
Ora per quanto riguarda il Fondo sociale europeo complessivamente sono stati finanziati quasi 4.000 progetti e sono stati raggiunti oltre 30.000 destinatari, per lo più disoccupati, per il 57% di genere femminile.
Nella slide successiva potete vedere che al 31 dicembre 2017, a fronte di una dotazione di 287 milioni di euro, abbiamo raggiunto impegni per oltre 77 milioni di euro, la spesa dei beneficiari finali ammonta a 33 milioni di euro, al 31 maggio 2018, questo per effetto anche di quello che diceva il Consigliere Celani ..., attenzione a gridare al fantasma del disimpegno perché quando le risorse vengono attivate poi vengono impegnate, certo possono passare molti mesi tra quando vengono attivate e poi certificate, ma la cifra delle risorse attivate all’inizio vi fa capire che nel giro di poco saremo in grado di trasformare anche il 90% di risorse che erano attivate, in risorse certificate.
Come potete vedere nel giro anche solo di 5 mesi c’è un miglioramento notevole dei dati, anche qui l’Fse ha già superato la soglia nazionale, perché a luglio sono stati certificati 25 milioni di euro a fronte di una soglia nazionale di 20 milioni di euro, la soglia di disimpegno è di 37, che siamo assolutamente in grado di scongiurare, anzi siamo certi di raggiungere la performance al 31 dicembre 2018.
Per quanto riguarda l’occupazione creata, apprezzo che ci sia questa attenzione e sensibilità da parte dei Consiglieri, so che l’Assessore Bravi farà, così come previsto, una Commissione ad hoc entro la fine dell’anno, però per esempio possiamo già notare dagli indicatori che il target del 2018, 9.500 euro, già a dicembre 2017 è stato ampiamente superato.
L’unico dato critico, mi dicono, anzi mi assicurano, in realtà deriva dalla non sincronizzazione con i dati dei Centri per l’impiego, riguarda quel 219 a fronte del 2.000 però se fossero sincronizzati vedreste che li abbiamo già raggiunti. Anche qua, lo dico perché se c’è una cosa che io detesto è l’ipocrisia, soprattutto l’ipocrisia da parte di chi rappresenta le istituzioni, questa è una programmazione che è stata approvata nel 2014 ed è curioso che a criticarlo sia proprio chi c’era quando quella programmazione è stata approvata.
Comunque continuiamo, target 2018, 50 progetti di conciliazione, sono 500 i dati al 31 dicembre 2017, l’asse 3 invece prevede un target di 900 e i dati conseguiti al 31 dicembre 2017 sono 874 ed anche l’asse 4 ha dei dati molto confortanti.
Altri dati sempre per quanto riguarda L’Fse circa i disabili, sono state riviste le procedure per il collocamento mirato, le borse lavoro e i tirocini, considerata la permanenza della crisi danno dei buoni risultati occupazionali, mediamente del 40-44%, come rappresentato nel Consiglio monotematico sul lavoro recentemente svolto, il fatto che sono stati già raggiunti i tetti di spesa è un risultato ottimo perché a fine anno la programmazione del lavoro ci dà rassicurazione di raggiungere e addirittura superare la performance.
Io vi ringrazio per l’attenzione e ringrazio soprattutto gli Assessori Sciapichetti e Casini per le loro relazioni e mi metto a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento anche nei prossimi mesi riteniate utile al riguardo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Finora la narrazione che abbiamo ascoltato ha tentato di farci vedere il bicchiere mezzo pieno, spetta a me far fare a tutti un bel bagno di realtà e far vedere che il bicchiere è ben mezzo vuoto.
Prima cosa, la legge regionale 14 del 2016, di cui ho sollecitato l'applicazione con l'interrogazione n. 316, dice che la sessione europea deve essere fatta tutti gli anni, siamo al terzo anno di mandato ed è la prima volta che la facciamo.
Seconda cosa, ci sono stati oggi illustrati dei dati che, in maniera anche significativa, sono differenti da quelli che la Commissione ha potuto visionare i giorni scorsi, addirittura la Commissione non disponeva dei dati del Feamp, che l’Assessore Sciapichetti ci ha illustrato oggi in diretta, leggendo malamente le slide, senza saper individuare il dato reale di spesa ad oggi del fondo, ci ha detto che la soglia di disimpegno è di 5,1 milioni e che si prevede di spendere 6,7 milioni, ma ad oggi …, se è riesco a vedere il dato nella slide così siamo contenti di sapere quanto il Feamp sia vicino al fantasma del disimpegno automatico.
Assessore Bora, non è che se uno si dice bravo, è bravo, è l’esame finale che dice se sei stato bravo oppure no, allora abbiamo la soglia di sufficienza, che è quella del disimpegno automatico, poi abbiamo la soglia di performance che dice se è stata brava oppure no.
Noi siamo a rischio di disimpegno automatico ed io con i “vedrò”, “spenderò”, “prevederò”, i conti non li faccio, da buon geologo/ingegnere, viceversa la soglia di performance da raggiungere è lontanissima dalla capacità di spesa, quando l'1 gennaio 2019 mi porterete dei dati certificati, che mi smentiscono, io prenderò la parola e vi dirò: “Bravi”, ad oggi questo non lo posso dire.
Quando in Commissione, per fortuna, abbiamo le audizioni con i dirigenti, abbiamo la forte sensazione di trovarci davanti a dei piani blindati, non si riesce a spostare un euro, non si può fare niente, è l’Europa che ce lo chiede, non è possibile che una Commissione non possa incidere minimamente.
Voglio portare l’esempio dell’ultima Commissione, dove abbiamo discusso con il dirigente sul Feasr, il Consigliere Urbinati su questa cosa è stato molto chiaro perché ha recepito le nostre critiche mosse a suo tempo, appena erano usciti i fondi sul terremoto, i 248 milioni aggiuntivi, in cui 13 Comuni del Piceno su tutta la reale erano rimasti esclusi e c’era stato l’accordo di dire: bene li storniamo appena si vedrà la capacità di spesa, ad oggi non c’è evidenza che questi 13 Comuni possano partecipare all’efficientamento energetico, alla ristrutturazione sismica, come tutti gli altri, quindi su questo è stata fatta una domanda al dirigente e non è stata fornita risposta.
Seconda cosa, abbiamo trovato nella settima variazione del Fesr i 300.000 euro per il Mississipi di Gabicce, come da interrogazione del Consigliere Biancani e risposta dell’Assessore Pieroni, ma non abbiamo trovato i soldi per i siti archeologici, che è una disposizione di una risoluzione approvata all’unanimità da quest’Aula ed ho chiesto al dirigente: “Dove sono i soldi per i siti archeologici, dato che l’attività di indirizzo di questo Consiglio all’unanimità si era espressa in tal senso?” Questo per portare un po’ il discorso sulla reale gestione dei fondi europei.
Detto questo, stiamo impostando le nuove linee guida per i nuovi fondi del nuovo settennio, bene, parliamone, perché noi in questo momento mal riusciamo ad avere il controllo dei fondi in mano, con le spese ci sono valori differenti tra le slide che gli Assessori hanno proiettato oggi, rispetto a quelli che abbiamo noi in mano, ma se vogliamo definire effettivamente con efficacia la spesa del prossimo settennio bisogna che il Consiglio e la Commissione si impegnino in tal senso, in maniera veloce, altrimenti ci troviamo già il pranzo apparecchiato e addirittura qualcuno avrà iniziato a mangiare l’antipasto e questa volta tale situazione non è possibile.
Sul Fesr abbiamo i dati, se quelli dell'Assessore sono leggermente migliori ben venga, ma non cambiano la sostanza, abbiamo l’asse 1 e l’asse 7 che hanno capacità di spesa interessante, 12% e 20%, ci sono poi tre assi che addirittura sono sullo 0%.
La soglia di disimpegno è di 46 milioni, dalla tabella che ci è stata consegnata abbiamo una spesa totale di 25 milioni, se poi fosse di 30 poco importa, dobbiamo ancora spendere almeno 21 milioni, abbiamo speso certificatamente il 4,3%, la soglia di disimpegno richiederebbe l’8%, ma la soglia di performance richiederebbe il 9,8%, per essere bravi.
Sull’Fse, in maniera positivamente sorprendente, dichiara di aver speso 37 milioni su soglia di disimpegno automatico già superata, poi la slide dell’Assessore dice che la spesa è 20 milioni, decidete quale tabella devo studiare.
In ogni caso, da un rapporto che avevamo fatto e analizzato in maniera molto interessante anche in Commissione, l’efficacia dei corsi non è sempre ad esempio provata, la borsa lavoro over 30, dai dati che ho avuto modo di avere, su 995 corsisti, è riuscita a dare lavoro a 33% dei corsisti, quindi a 326 corsisti su 900, ma di questi soltanto 23 sono riusciti ad avere un posto di lavoro a tempo indeterminato, quindi siamo in una situazione preoccupante perché io spendo i fondi europei per riqualificare le persone, la domanda e la partecipazione ci sono, 900 persone, ma nonostante io abbia speso i soldi per riformarle, soltanto il 30% riesce ad essere reinserito nel circuito lavorativo e di queste 300 persone meno del 10% a tempo determinato. Quindi c’è un problema e noi dobbiamo dotarci dello strumento per poter verificare l'efficacia della spesa su tutte le cose.
La soglia di performance dell’Fse è di 57 milioni, mancano ancora 20 milioni per dire che siamo bravi.
Il Psr, la spesa per il disimpegno automatico da raggiungere è 114 milioni, noi abbiamo speso 12,63, mancano ancora da spendere 46 milioni, la previsione di riscuotere, tramite le misure che Agea deve sbloccare, è di 30 milioni, se noi consideriamo la spesa da fare con il prefinanziamento e la riserva di efficacia riusciamo ad evitare il disimpegno automatico, se non consideriamo questa soglia mancano ancora 16 milioni da poter spendere rispetto alle previsioni, quindi non è vero che siamo bravi, bisogna migliorare l’efficacia della spesa.
Sappiamo che quando è partito il Psr su alcune misure c’era una domanda che era il quadruplo, il quintuplo, rispetto alle risorse impegnate, noi avevamo detto di voler fare dei pre bandi per tastare il polso dell’esigenza dell’agricoltore, altrimenti stiamo a rincorrere aggiustamenti su aggiustamenti, quindi un discorso globale va fatto, una visione aggiornata della situazione va fatta, a gennaio ci hanno dato in Commissione con una relazione i dati del semestre precedente, quando sappiamo che a Bruxelles vanno mandati i dati a livello trimestrale.
Quindi esigo come Consigliere di essere messo nelle condizioni di poter controllare l’efficacia dell’investimento praticamente in tempo reale, quindi ringrazio l’Assessore che si dice disponibile e adesso farò lo stradello verso il suo ufficio per avere i dati in tempo reale, altrimenti le nostre valutazioni vengono sminuite.
Sappiamo che c’è un grosso problema su Agea a livello nazionale, l’impegno dell’Assessore Casini va riconosciuto, ma ancora non si è sbloccato nulla, bisogna fare massa perché molte Regioni devono risolvere questo problema. La burocrazia e l’eccessiva numerosità delle misure del Psr è una cosa conclamata che gli agricoltori e le associazioni denunciano da tempo. Abbiamo un Psr che è di 1.100 pagine, ha dentro più di cento misure, bisogna che facciamo un grosso sforzo, nella complessità della materia, di semplificare, velocizzare e rendere più trasparente la spesa; bisogna prendere delle decisioni politiche coraggiose, non possiamo continuare a dare a pioggia senza scontentare nessuno, bisogna prendere delle linee di indirizzo precise e andare su quelle per riuscire finalmente a sbloccare una situazione, sennò di programmazione in programmazione ci ritroviamo con le difficoltà dell’agricoltore che continua a dire senza la misura non riesco a resistere, senza l’incentivo non riesco ad esistere.
Dopo 4, 5 programmazioni bisogna svoltare, non si può accontentare a prescindere chiunque, bisogna fare delle scelte politiche, nella discussione in Commissione chiederò di andare in questa direzione.
Chiudo il discorso dicendo che viene presentata una risoluzione che consta di 8 punti, se le cose fossero andate bene, come fino adesso abbiamo detto, non c’era bisogno di scrivere una pagina di impegni nel dispositivo della risoluzione. Ne condividiamo i punti perché chiedono di avere un maggiore controllo, una maggiore velocità, un maggiore coordinamento tra i fondi.
I Consiglieri della II Commissione hanno proposto un ordine del giorno, di cui io sono il primo firmataria, che integra i contenuti della risoluzione, seppur necessari, perché oltre ai fondi indiretti ci sono anche i fondi diretti a cui la Regione accede e deve sempre più accedere.
Alle dipendenze del Gabinetto del Presidente c'è una struttura che ha il compito di occuparsi della Macroregione Adriatico-Ionica - questo è il vero fantasma di questa legislatura - e del coordinamento dei fondi europei, allora chiediamo nell’ordine del giorno di potenziare questa struttura in modo da poter usufruire di dati certi e aggiornati e di intraprendere la strada del coordinamento dei fondi, come discuteremo nel prossimo punto quando parleremo di impresa 4.0. Finalmente si inizia a vedere che l’Fse e il Fesr riescono a rientrare sulla stessa normativa per potenziarne la dotazione finanziaria.
Mi sembra di aver riportato i colleghi con i piedi per terra, grande lavoro va fatto, finché non mi date i dati certi noi siamo a rischio di disimpegno automatico su due o tre fondi.
Il Feamp c’è stato illustrato al volo oggi e non abbiamo nessun dato per poter commentare quello che ci è stato detto, speriamo che maggiore attenzione venga posta nell’applicazione della normativa e che ogni anno, ma anche di più, venga fatta una sessione come questa perché ogni volta in cui ci chiediamo dove prendiamo i soldi tutti andiamo alla famosa tabellina del miliardo e cento da spendere in sette anni, quindi è chiaro, ed è stato detto da tutti, che i Fondi europei sono fondamentali per il bilancio della Regione e vanno spesi in maniera veloce, efficace e trasparente.

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Grazie Presidente. Ho cercato di ascoltare le relazioni degli Assessori cercando di trovare poi un collegamento, perché è la prima volta che si parla in modo approfondito di questo argomento, con l'intervento del Presidente della Giunta che quando si è insediato ha parlato del problema dell’occupazione.
Ho sollevato in II Commissione il problema dei dati e mi sembra di capire a tutt’oggi che quella risposta non c’è, nessuno ha creato le condizioni per rispondere a quello che lei ha detto, ho ascoltato le sue parole: “Noi abbiamo raggiunto il risultato”, ma nessuno ha detto: “Abbiamo incrementato, grazie ai fondi europei, di 3.000 unità lavorative la forza lavoro nella regione Marche”. Questo è il problema!
Dove vanno questi fondi? A chi vanno questi fondi? A cosa servono questi fondi? Questa è la risposta che l’Aula vuole sentire, che li abbiamo dati lo so, basta andare dalle associazioni, ma la mia domanda non ha questo senso, è ovvio, lei è troppo intelligente Assessore per non capire queste cose, è ovvio che non è questo il problema, il problema è nella risposta del Presidente Ceriscioli che ha detto mi impegnerò nel il mio mandato perché in questa regione c’è il problema drammatico dell’occupazione. Presidente, questo problema drammatico ancora c’è, i dati dicono questo e allora questi interventi massicci a cosa servono?
Vi chiedo: perché non si è istituito e non si istituisce un ufficio per controllare come vanno questi finanziamenti e se danno una risposta? Credo che anche la maggioranza se lo debba chiedere perché leggere i numeri e interpretarli ognuno a modo suo non serve a niente, se invece venite qui a dire che non solo avete mantenuto l’occupazione in agricoltura, ma l’avete incrementata di 2.000 unità, questi numeri potevano essere verificati. Questo è il problema di fondo.
Oggi sentiamo parlare del nulla, parliamo di finanziamenti dati in parte, regolarizzati in parte, per il problema, che già c’era quando vi siete insediati, della società per i pagamenti. Sappiamo che questa cosa non funziona.
E’ inutile che l’Assessore dica: “Mi sono impegnata”, il problema è stato risolto? C’è un’agenzia regionale che paga? Funziona l’agenzia nazionale? No, e allora il problema c’è, sono già tre anni che governate! Questi sono i problemi, ad oggi non avete occupato nessuno, nonostante i milioni investiti, allora cosa abbiamo creato?
Questi sono i problemi, quindi, credo che non si possano che esprimere delle considerazioni negative su come gestite queste cose, se voi pensate che è importante solo spenderli, per questo ci sono gli uffici con i loro dirigenti, impiegati e funzionari, quelli sanno fare bene il loro mestiere nel distribuire i soldi, non ci vuole la politica, se la politica sta lì ad occupare determinati posti è perché deve dare delle indicazioni diverse, deve individuare la strategia, deve indirizzare al meglio gli investimenti per creare nuovi posti di lavoro.
Cambio generazionale, quante imprese hanno cambiato? Fornite almeno questo dato, 1.000 aziende hanno effettuato il cambio generazionale, io non ho sentito né 1.000, né 500, né 100, non ho sentito niente per capire se questo tessuto sociale, economico, fatto dalle imprese rimane, questi sono i dati!
Ad esempio: avevamo 1.000 imprese, ne sono rimaste 800, ne abbiamo perse 200 nel settore dell’agricoltura, vuol dire che la politica deve correggere il tiro, gli indirizzi, questo vuol dire fare politica, perché se dobbiamo applicare le direttive, le circolari, quello che arriva da Roma o dalla Comunità Europea non serve la politica e non servono nemmeno gli Assessori, tanto meno il Presidente di un esecutivo, perché ci sono già le strutture preposte.
Credo che sia necessario riportare un po’ di umiltà nelle vostre considerazioni e dire che forse ci sono dei problemi, che non siete stati in grado di creare le strutture per verificare quanto lavoro si è creato in questa regione, per controllare i pagamenti alle imprese. Qualche giorno fa, in un convegno della Camera di Commercio, ho sentito dire la stessa cosa dagli imprenditori sul mancato arrivo dei pagamenti perché la società non funziona, ma non è stato fatto niente.
Credo che queste cose sia necessario e indispensabile non solo correggerle come politica e come esecutivo, ma dare risposte, non al Consigliere Zaffiri e nemmeno ai Consiglieri, ma alla comunità marchigiana che ne ha bisogno perché quotidianamente combatte contro la disoccupazione, contro le difficoltà che esistono sul territorio, risposte che però non arrivano mentre qui si producono slide e numeri che alla fine non corrispondono allo stato reale del territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Grazie Presidente. La Commissione ha lavorato sul rapporto dello stato di attuazione delle politiche comunitarie e ha formulato poi la risoluzione che è stata spiegata all’inizio dai relatori.
Un lavoro importante quello che affrontiamo oggi in Consiglio, perché, come è stato sottolineato da diversi interventi, i veri fondi possono determinare, tra le tante cose, il rilancio economico della Regione Marche. Questo è indubbio, quindi una fase importante anche per il Consiglio, per il contributo che il Consiglio può dare alle scelte che poi la Giunta fa.
Su questo argomento abbiamo visto l’impegno degli Assessori nella loro attività, ci hanno spiegato quello che sta avvenendo nei vari settori.
Il concetto fondamentale è che i numeri sono in linea e, nonostante quello che diceva il Consigliere Fabbri, i conti sono in linea, nel senso che stiamo facendo in maniera più che sufficiente il nostro lavoro.
Alcuni comparti, alcuni settori, stanno andando meglio dal punto di vista dei dati, altri meno, però siamo in linea e questo è un dato sicuramente positivo, il Psr, per motivazioni diverse, è uno di quelli che sta fornendo i dati migliori.
Al di là di questo elemento importante, che noi abbiamo valutato all’interno della Commissione, cioè far vedere che l’impegno e la spesa sono in linea, non possiamo pensare di rimandare indietro i soldi, sarebbe un grave danno per l’economia marchigiana, bisogna spenderli, però questo non basta, occorre anche ottimizzare il lavoro degli amministratori valutando anche gli effetti.
Dico questo perché tra gli elementi economici fondamentali la parte principale ce l’ha la questione occupazionale, se non sbaglio i dati della disoccupazione nella regione Marche erano al 10,6% nel 2017, contro la media nazionale dell’11,2%.
C’è un dato, quello della disoccupazione giovanile dai 15 ai 24 anni, che dal 31% è passato al 24% nel 2017. Spero e credo, però bisognerebbe avere un'analisi approfondita, che il miglioramento del calo della disoccupazione giovanile sia dovuto anche all’azione dei finanziamenti europei, ad esempio con il Psr per i giovani, con la formazione tramite l’Fse. Aspetti importantissimi che danno risposte ai giovani, sono però presunzioni a cui vorrei dare una risposta. Questo è un elemento fondamentale, non basta fermarsi alla valutazione delle somme che stiamo mettendo in campo, bisogna vedere anche gli effetti che queste producono, quindi avere i dati per valutare è fondamentale, su questo argomento si è dibattuto e si dibatte anche oggi, per dare un contributo; non serve analizzarli in maniera scientifica e dettagliata, però avere i dati degli effetti delle misure che noi abbiamo messo in piedi anche negli ultimi anni per migliorare la situazione credo sia fondamentale per parlare di nuova programmazione, attraverso l’analisi di quello che è stato.
Quello del calo della disoccupazione giovanile potrebbe essere un elemento incoraggiante. Sapere ad esempio che alcuni dati sono arrivati e che il Psr ha dato una risposta, ha fatto calare la disoccupazione giovanile con i bandi dedicati ai giovani, è un elemento da potenziare per andare avanti, se questo non fosse avvenuto avremmo potuto cambiare rotta, ma è incentivante il fatto che sia avvenuto.
Questo va fatto in maniera generale, questo è il ragionamento di fondo, non solo vedere che siamo in linea e possiamo continuare a lavorare, ma velocizzando e fornendo tutti gli strumenti possibili anche al Consiglio, alla Commissione che possono intervenire e migliorare questa situazione, che comunque è già più che sufficiente, ma analizzare i dati permette di programmare meglio l’attività.
E’ stata presentata una proposta di ordine del giorno che condivido e che credo si possa approvare, con la quale si aggiungono questioni alla risoluzione, tra cui anche quella del Feamp che in parte l’Assessore Sciapichetti ha già ampiamente descritto, nel senso che ha fornito al Consiglio i dati del proprio lavoro, però credo che sia estremamente corretto renderlo parte integrante dell'attività della Commissione, così come potenziare gli uffici già predisposti e gestiti dalla Presidenza per l’attuazione dei vari progetti europei.
Questa è una fase estremamente importante perché dà la possibilità ai Consiglieri di analizzare quello che potrà essere il futuro della regione Marche e qual è il contributo che possiamo apportare. Lo possiamo fare, ripeto, analizzando il maggior numero di dati possibili, anche sintetici, perché non c’è bisogno del centesimo, a grandi linee, credo che conoscere gli effetti di quello che si sta facendo in maniera dettagliata sia un elemento importante.
Quella di oggi è una fase che andrebbe fatta annualmente, e più spesso si fa meglio è, soprattutto all’interno della Commissione, perché penso sia un processo che possa contribuire in maniera determinante al rilancio dell’economia regionale marchigiana e possa dare ottimi risultati.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Maggi.

Giovanni MAGGI. Grazie Presidente. Questa prima parte del Consiglio, dedicata ai fondi europei ed agli effetti che questi producono, ha visto un’elencazione di numeri: quanti progetti, quanti soldi, quante aziende, quante persone, quante domande presentate e quante finanziate. Sicuramente sono dati importanti ed interessanti anche se poi, lo ha detto il Consigliere Fabbri, non siete stati bravi perché in effetti di tutte queste risorse impegnate poche sono state finanziate e c’è il rischio di perderle.
Con questo intervento, e ricalco anche quello precedente del Consigliere Zaffiri, non a caso siamo al Governo insieme, voglio porre all’attenzione di questo Consiglio una serie di domande: quanti posti di lavoro, quanti risultati hanno prodotto questi progetti? Quante produzioni sono aumentate? Quante aziende hanno aumentato il fatturato? Quanti posti di lavoro in più sono stati impegnati?
Questi dati riguardano i progetti, i finanziamenti, ma non abbiamo poi i risultati concreti, che sono quelli che più ci interessano o che almeno dovrebbero interessare al pari dei dati che abbiamo sentito snocciolare in questo consesso politico.
Sarebbe utile sapere quanti posti di lavoro hanno prodotto questi finanziamenti, l’innovazione finanziata con milioni di euro ha prodotto nuove produzioni? Ha fatto si che fossero immessi nel mercato produzioni nuove, strategie nuove che hanno aiutato le aziende e l’economia marchigiana?
Questo non lo abbiamo sentito, abbiamo sentito soltanto dei dati sulle borse lavoro che alla fine hanno una percentuale bassissima di occupazione stabile.
Ho avuto un'esperienza lo scorso anno in merito alle borse lavoro e i risultati successivi sono importantissimi ed essenziali affinché i progetti vengano finanziati in modo tale da produrre risultati maggiori.
Questa illustrazione fatta qui io l'avevo già ascoltata nel Comitato di valutazione delle politiche, quindi già ero preparato e mi aspettavo da questo Consiglio maggiori dati su quanto ho chiesto.
Ho detto che lo scorso anno ho avuto un'esperienza relativa alle borse lavoro, si domanda a chi finisce se il progetto della borsa lavoro, quello sulla carta, è stato poi rispettato? Si domanda se quello che è stato fatto ha prodotto una formazione tale da favorire il soggetto nella ricerca di un nuovo lavoro e di una nuova occupazione?
Ho avuto un'esperienza relativa alle borse lavoro, in effetti è stata un’esperienza di carattere esclusivamente burocratico, le persone che hanno mandato il report delle giornate di impiego nelle borse lavoro in formato jpg si sono viste rispondere: “Questo formato non va bene, ci vuole il formato pdf”, il modulo mensile delle giornate occupate veniva mandato indietro se conteneva anche i primi giorni del mese successivo perché doveva riguardare un solo mese, non solo, e quando l’anno scorso si doveva fare la domanda per le borse lavoro il software era vecchissimo, non compatibile con l’hardware attuale e da adeguare, per poi alla fine sentirsi dire che se i dati non venivano inseriti nel software si poteva mandare una lettera con quelli mancanti.
Questo aspetto burocratico della formazione/lavoro fa si che non si guardi a quello a cui si tende, a quello che si vuole ottenere con questa formazione e con questa borsa lavoro. Quindi occorre seguire meno la burocrazia e favorire di più l’assistenza alle persone affinché si raggiungano i risultati sperati.
Bisogna snellire i meccanismi e le procedure, bisogna aggiornare i software, mettere in condizione le persone, che usufruiscono di questi fondi per la formazione e per le aziende, di avere un’assistenza maggiore per l’utilità di questa formazione e di questi investimenti.
Questo sicuramente non accade, è il modello culturale che bisogna cambiare e quello che va maggiormente oggi è dire: “Ho fatto tutto quello che dovevo fare, ho rispettato le procedure”, perché si tiene in conto di non avere nessun tipo di responsabilità, nessun tipo di appunto nel momento in cui la metodologia, la procedura viene rispettata, ma non si guarda al risultato che si vuole ottenere.
Oggi è venuta fuori questa seduta del Consiglio dove c’è stata una profusione di numeri e di dati, ma politicamente quello che ci interessava di più, ovvero i benefici ricevuti dall’economia marchigiana in termini di produzione, l'aumento di fatturato, i posti di lavoro, non lo abbiamo ascoltato.
A questo punto va cambiato il modello culturale e va cambiato non tanto per quanto riguarda i funzionari e i dirigenti, perché, secondo me, il modello culturale viene dalla testa, che comanda i dirigenti ed i funzionari della Regione. E' un’azione politica, è un modello culturale che la politica deve cambiare e deve guardare più il risultato che si vuole ottenere che la procedura e la metodologia.
Questo è quanto e mi auguro, siccome questa è la prima volta in tre anni che si fa una seduta su questo argomento, che il prossimo anno, oltre ad avere dati migliori riguardo agli investimenti ed ai pagamenti alle aziende per realizzare i progetti europei, ci sia una profusione di dati sull’occupazione, sulle nuove aziende create, sull’economia delle Marche e sul lavoro in un momento così difficile che ci vede con le percentuali più basse rispetto alla media nazionale.
Questo è il mio auspicio e concludo qui il mio intervento, dopo aver letto l’ordine del giorno, in base al dibattito che si svilupperà, vedrò cosa mi sentirò di votare. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie Presidente. Vorrei partire da lontano perché ho sentito che la discussione si è molto allargata e con essa anche i tempi degli interventi.
Capisco che siamo alla fine di un lungo dibattito che dura ormai da alcune ore, ma il ragionamento che faccio lo rivolgo soprattutto al Presidente Ceriscioli perché credo che una base di riflessione intorno al funzionamento di questo meccanismo vada fatta, anche perché abbiamo un Governo che non è ostile all’Europa, ma sembra voglia mettere in seria discussione i meccanismi con i quali siamo andati avanti fino ad oggi e mi allineo su questa posizione del Governo.
Mi allineo su questa posizione del Governo perché parto dall’idea che questi pochi soldi che il bilancio europeo destina ai piani non vengono da un imposta propria, cioè c’è un vizio di fondo sul bilancio europeo ed è che non esistendo un’imposta di natura europea, ma avendo solo finanza derivata, noi diamo 30/40/50 a seconda della grandezza del Paese, quindi uno o due miliardi alla Commissione europea e questa prepara il bilancio e ridistribuisce i soldi che già abbiamo dato.
Quindi la prima domanda stupida che possiamo fare è questa: perché dobbiamo avere un Psr che ci viene dato dall’Europa? Possiamo benissimo quegli stessi soldi ripartirli fra noi, perché poi non stiamo su grandi progetti di natura strategica, non è che diamo all’Europa 100 miliardi all’anno per fare le grandi vie di comunicazione, che sarebbe impossibile farle a livello nazionale, no, diamo i soldi all’Europa sulle proposte che partono dalle Regioni e dagli Stati, l’Europa la fa ce la rimanda indietro, noi rifacciamo le osservazioni, tornano in Europa - anche questo un processo burocratico sul quale vorrei dire quattro parole - e alla fine di tutto questo processo diamo contributi di 10.000 euro, contributi che sarebbero alla portata delle Province non dell’Europa. Non so se è chiaro il concetto.
Una domanda che mi faccio è: tutto questo processo che noi diamo per scontato, quanto costa? Perché ha un costo anche questo processo, ha un costo burocratico molto elevato perché abbiamo in tutta Europa almeno un milione di cristiani e non che lavorano su questa materia, sia nelle sedi europee che in quelle nazionali con tutto il lavoro dei nostri funzionari regionali, dei privati che ci girano intorno, è una cosa maestosa.
Non parlo invece dei fondi che l’Europa gestisce direttamente, lì il discorso è diverso ed è estremamente interessante. Se io singola azienda o singolo Comune concorro ad un bando europeo, per il quale mi becco 20/25 milioni per un progetto che nella sua unicità e specificità può avere un valore, quello è un altro tipo di discorso, è l’Europa che dà soldi direttamente. Allora noi non siamo intermediari di noi stessi, perché questa è la cosa buffa, diamo all’Europa per poi ricevere dall’Europa delle indicazioni sulle quali dobbiamo ragionare e addirittura contrattare.
Vado al nocciolo della questione, che penso anche l’Assessore Bora abbia intercettato con degli spunti polemici, interessanti, a dire: se noi parliamo con un imprenditore marchigiano e gli diciamo cosa dobbiamo fare di un X di soldi pubblici per aiutare la sua azienda, la risposta che riceveremo 80/90 volte su cento è che i soldi pubblici che si stanno gestendo vengono dalle sue imposte, quindi: “Mettimi meno tasse e lascia che io faccia l’intervento nella mia azienda secondo quello che ritengo sia giusto fare, perché nel momento che tu realtà pubblica diventi mediatore di questa spesa, stabilisci che quel tipo di innovazione, quel tipo di intervento sia necessario, fallo stabilire a me”.
Vengo al famoso discorso del cuneo fiscale, cioè dire: “Io impresa sto facendo un grosso progetto di investimento per ammodernare la mia struttura, magari tu mi dai 10 lire di intervento per finanziamento e per cose che mi servono marginalmente, io ci partecipo, spendo pure per tecnici per presentare un progetto, a volte lo ottengo a volte no, ma non è esattamente quello che mi serve, lascia decidere me”.
Queste sono le due linee, da una parte una rigidità assoluta che viene dal meccanismo europeo e dall’altra un sistema che sarebbe completamente libero senza nessun tipo di intervento pubblico. Sono due culture, due modi di vedere le cose che si scontrano e credo che dovrebbero essere modulate, ecco perché mi rivolgo al Presidente e non specificatamente agli Assessori, che giustamente hanno dato una rendicontazione dell’attività che sicuramente svolgono, perché andrebbe rivista, decidendo caso per caso, qual è la libertà sulla quale dobbiamo agire. Pensare che una media e grande azienda debba accedere ai fondi europei fa quasi ridere, pensare invece a un sistema, una rete, ha un senso e viene dall’ultima legge che è stata presentata dall’Assessore Bora e da diversi Consiglieri che cerca di creare un sistema dove si va ad aiutare attraverso l’innovazione chi in questa innovazione non entrerebbe mai, questo è il senso sussidiario dello Stato, questo è il principio che noi dovremmo andare a recuperare, non un principio generico che distribuisce fondi comunque, ma un principio che distribuisce fondi in misura di strategie di lunghissimo respiro, per cui a mio modesto avviso, premesso questa osservazione profonda, radicale e critica all’impostazione dei fondi europei tramite le Regioni, ha poco senso o almeno ha un senso molto dilazionato nel tempo.
L’osservazione del Consigliere Zaffiri che ha chiesto: “Qual è il risultato di questi fondi, qual è il beneficio che abbiamo ottenuto?” E' un beneficio molto lungo a vedersi e spesso difficilmente valutabile perché la singola azienda dice: “Ho avuto un beneficio quest’anno, ho ricevuto 30.000 euro ed è quello che avrei dovuto spendere per farlo per conto mio”, basta, è difficile vedere un beneficio in termini strategici.
Diverso è nel settore della calzatura, ne cito uno perché lì un privato ha fatto quello che avrebbe dovuto fare il pubblico, c’è il sistema calzatura che viene messo in rete e nel giro di 5, 7, 8 anni otterrà una promozione in mercati sconosciuti, tolto l’europeo, in quello sud americano, sud africano o asiatico e dopo 7, 8 anni vedremo se un investimento consistente di 10/15 milioni all’anno ha dato un risultato. Un comparto che nelle Marche impiega 60/70 mila persone ha visto progressivamente alzarsi la curva delle vendite verso mercati che fino a qualche anno prima erano completamente sconosciuti, ma non sono risultati che si possono vedere nell’immediato, si possono valutare solo alla fine di un lungo settennato.
Quindi da questo punto di vista ben venga la riflessione che abbiamo fatto oggi, ben venga anche questa valutazione che, lo diceva il Consigliere Busilacchi, tutto sommato dà soddisfazione rispetto all’impiego dei fondi, ma siamo all’interno di questo sistema e immaginare miracoli in un sistema che è sostanzialmente rigido, almeno per quanto riguarda la parte della distribuzione dei contributi, è un po’ utopistico e forse anche velleitario.
L’ultima osservazione che mi permetto di fare invece è relativa all’utilizzo dei fondi europei in sostituzione di risorse che ordinariamente venivano finanziate con fondi nostri. Questa è una riflessione secondo me interessante da fare e questo potrebbe essere un dato da rilevare, cioè dire: quanto stiamo finanziando attraverso i fondi europei con iniziative e progetti che normalmente nell’istruzione professionale, in agricoltura, nel sanitario, facevamo con fondi ordinari? Anche questo, dobbiamo immaginarlo, non potrà essere per sempre, questa è una differenza che sulla struttura di bilancio, Assessore Cesetti, potrebbe nel tempo pesare in maniera significativa e negativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Ceriscioli.

Luca CERISCIOLI. Grazie Presidente. Approfitto in apertura di intervento per un appello su una questione molto importante. Mentre interveniva il Consigliere Marconi ho avuto un messaggio dalla Commissaria De Micheli, sembra che il decreto sisma che è in conversione alla Camera verrà approvato così come uscito dal Senato senza discutere i circa 100 emendamenti, molti dei quali devo dire attesi e di qualità rispetto alle esigenze di innovazione degli strumenti normativi per il sisma, che un po’ tutti quanti stiamo aspettando.
Faccio questo appello perché ogni forza politica, se lo ritiene ovviamente utile e opportuno, possa rivolgersi ai propri Parlamentari, agli esponenti di Governo, noi non ce ne abbiamo, ai propri referenti politici nazionali per fare un intervento.
Faccio un esempio banale, è stato accolto alla Camera un punto per me molto importante che è il tema dei Rup, oggi il Rup lo può fare solo chi è dipendente pubblico a tempo indeterminato e da almeno 5 anni svolge l’attività in un ufficio tecnico, al Senato è stata fatta una apertura dicendo possono fare il Rup anche le persone assunte per il terremoto, circa 700 in tutta l’area sisma. Il comune di Arquata, ad esempio, ha un geometra e ha oggi 8 tecnici che sono stati assunti a tempo determinato, cosa dice l’emendamento veicolato attraverso la Regione con il quale sono d’accordo anche gli altri? Di porre oltre alla estensione del Rup anche la deroga dei requisiti perché è inutile che io dico che può fare il Rup anche lei, ma se non ha i 5 anni alla fine, di nuovo, ci troviamo che l’unico Rup di Arquata è il geometra che in questo momento ha in carico 120 progetti di messa in sicurezza, di cui lui è il Rup.
Se guardiamo il dato che è stato caricato dai Sindaci in gran parte, ma anche dai Presidenti delle Province, degli 852 progetti, ad una settimana fa, solo il 20% aveva il Rup nominato per la ricostruzione pubblica, dopo una missiva in cui abbiamo chiesto di aggiornare il dato, perché ci sembra troppo poco, l’aggiornamento ha portato al 30%, vuol dire che 7 progetti su 10 non hanno neanche il Rup, non perché non abbiano la figura, anche perché ad un certo punto quel povero Rup non lo puoi caricare oltre 120 progetti, non è neanche credibile nel momento in cui poi scatta qualunque forma di verifica.
Andare a completare ad esempio quella scrittura, attraverso anche la seconda parte, cioè quella della deroga a determinati articoli che permettano con serenità di utilizzare queste figure come Rup, è un fatto molto importante perché nel caso di Arquata si passa da un Rup a 9, quindi è più facile distribuire il carico di responsabilità e lavoro, si possono avviare anche le altre parti.
E’ un problema che è sorto nel divenire delle cose, è significativo per noi poter chiudere questo piccolo strumento, ho fatto un esempio, quello che abbiamo all’estremo opposto in termini di importanza è il tema delle norme sulle gare per la ricostruzione pubblica, perché sugli 802 progetti sono andati in gara 2, perché in una procedura più che ordinaria c’è un rallentamento.
Quindi se possibile rispetto all'indirizzo di non discutere gli emendamenti, di convertire il decreto così come è uscito dal Senato, di affrontare questi punti, parliamo di aspetti molto importanti e diffusi nel quadro degli emendamenti e chi ha avuto modo di visionarli giudica gran parte di questi positivi, perché colgono quelle istanze che più volte il territorio ha espresso.
Anche per la Whirpool, lì forse c’era la volontà di non cambiare, al di là di tutto, e di portare da 6 mesi ai 2 anni con l’accoglimento pieno dell’emendamento Verducci, anche perché l’ammortizzatore sociale è uno strumento che si utilizza se serve, se non serve non si utilizza, quindi sta nel campo della possibilità. Cosa vuol dire? Se arrivano gli atti relativi ai licenziamenti di 130 persone avere lo strumento è significativo. E' chiaro che se Whirpool decide di aumentare la produzione del 20% meglio, non c'è bisogno dello strumento degli ammortizzatori, fa lavorare tutti i 130 lavoratori e noi siamo i più felici del mondo, ma se questo non dovesse accadere, avere l'ammortizzare serve e 2 anni sono commisurati alle risorse disponibili. Può darsi che ci fosse anche una scelta politica di non approvarli, adesso non faccio un ragionamento rispetto ai singoli indirizzi, ma molti di quei contenuti sono condivisi a 360° e non vorremmo rimandare al prossimo strumento normativo quando invece potremmo già, faccio l’esempio dei Rup, allargare da subito quella cornice, metterli in moto per presentare gli incarichi di progettazione e far partire gli incarichi di progettazione sui vari progetti che oggi di nuovo sono una percentuale minima, credo che il 3% dei progetti abbia avuto l’incarico di progettazione assegnato, solo 30 sono stati i bandi inviati alla Suam per la pre approvazione dell’Anac, ma 30 su 1852 progetti, parliamo veramente di cose minime. Ci sono misure che riguardano la ricostruzione privata, la ricostruzione pubblica, strumenti che attraverso altri emendamenti possono essere qualificanti e potenziati. Quindi l’appello credo che sia importante. (…) Nel testo del Senato è già detto che si estende la possibilità dell’utilizzo del Rup ad altre figure, ma non è stato preso l’emendamento per intero, manca la parte delle deroghe perché se non si concedono le deroghe siamo ai piedi del pero, cioè può fare il Rup chi lo poteva fare, ci mancherebbe …, a tempo determinato in questo caso. Teniamo conto che per esperienza in tutti gli altri sisma il personale a tempo determinato è rimasto lì 10 anni, 12 anni, 13 anni, quello che serviva per la ricostruzione, poi molti sono stati stabilizzati, sono i tecnici che oggi lavorano in Regione e molti derivano dal sisma del ’97, quindi non è peregrina l’affermazione. Ho conosciuto questi ragazzi, sono persone in gamba, un anno di terremoto vale 5 anni ed anche più in regime ordinario, in un Comune in un anno hanno fatto pratiche che non avrebbero fatto in 5 anni, quindi sul campo l’esperienza è maturata.
L'abbiamo detto più volte, tutto quello che si può fare di volta in volta per migliorare gli strumenti si traduce in lavoro, in occupazione, in investimenti, in incarichi professionali, nella trasformazione di quelle risorse in operatività che è una risposta sul sisma ed è una risposta sui temi che erano un po’ i temi del dibattito. (…) Magari, era un ufficio decentrato per evitare il va e vieni delle pratiche.
Faccio un altro esempio, un emendamento riguardava i soggetti attuatori, c’è un paradosso, oggi i soggetti attuatori sono: Regione, Comuni e Province, il Comune di Arquata aveva un tecnico, adesso ne ha di più, ma altri sono rimasti con due tecnici e sono soggetti attuatori. L'emendamento proposto dalle Regioni prevedeva di fare diventare soggetto attuatore anche all’Asur, che di tecnici ne ha un po’ di più rispetto al Comune di Roccafluvione, o le Università, Camerino ad esempio chiede con grande forza di poter essere soggetto attuatore, ha le facoltà tecniche, ha ingegneri ed architetti che sarebbero ben disposti a mettere a servizio le loro capacità professionali nella ricostruzione, ad oggi l'Università non è soggetto attuatore, abbiamo chiesto di estendere in questo caso per le loro proprietà, per i loro beni, non per fare il soggetto attuatore per altri, almeno per i beni dell’università danneggiati.
Faccio esempi di emendamenti di buon senso, nati dall’esperienza, dal percorso che abbiamo fatto, che è bene che siano approvati.
Qualche elemento di positività c'è andando tout court sul testo del Senato, ci mancherebbe, però è un peccato, per qualche giorno di dibattito sugli emendamenti, in gran parte largamente condivisi, rimandare ad un prossimo strumento normativo temi di grande importanza e di grandissimo valore per la nostra comunità.
Sul punto specifico, per quanto riguarda l’applicazione dei fondi europei. C’è un tema molto importante, l’Assessore l’ha detto in un modo molto energico, che si può valutare in modo ampio, qui ho per esempio lo stato di attuazione della strategia della banda ultra larga, che sta marciano nei tempi previsti, c’è un monitoraggio costante dell’attività: quanti Comuni hanno presentato i progetti, quanti sono stati approvati, le aree in cui si inizia. Invito il Consigliere Fabbri a partecipare il giorno 13 perché molto probabilmente metteremo la prima banda ultra larga nella provincia di Pesaro-Urbino e credo che sia un’infrastruttura molto importante. E' evidente che la spesa di 25 milioni ha una procedura che seguirà un'infrastrutturazione diffusa in tutto il territorio regionale, specialmente nei lavori, il tempo lungo per arrivare alla spesa non è che è sempre frutto di organizzazione, disorganizzazione, decisioni e via dicendo, ci sono dei contenuti che per loro natura seguono una tempistica di un certo tipo e allora non penso ad esempio che sia intelligente rifiutare questa progettazione perché ha dei tempi troppo lunghi rispetto alla spesa da rendicontare. La valutazione delle scelte va fatta anche in base alla strategicità, le imprese che portano avanti i progetti privati sono all’estremo opposto, qui parliamo di tempi dovuti a procedure pubbliche che per il quadro di regole che hanno difficilmente si fanno in maniera rapida. A fronte di tutti gli Iti urbani che abbiamo sottoscritto, sono convinto che in questi 6 mesi non sono stati dati nemmeno gli incarichi di progettazione per molti di quei progetti. Sei mesi fa abbiamo firmato le convenzioni, vorrei vedere i Comuni che hanno dato gli incarichi di progettazione, poi la realizzazione, gli interventi seguono il cantiere di un’opera pubblica che ha i suoi tempi.
Non sempre il progetto che viene presentato è ad esempio l'intervento a misura dell’agricoltura: tanti metri ho, tanto dammi, poi ci pensa Agea a dare un contributo per arrivare ad un punto finale. Molte procedure richiedono un percorso di sviluppo delle attività che vengono svolte e fatte e anche questi tempi finiscono all’interno di questo processo.
Quindi la valutazione dell’insieme è un fatto molto ricco di implicazioni che vanno tenute in conto e valutate. La settimana scorsa ho avuto modo - lo dico al Consigliere Zaffiri che nel suo intervento ha evidenziato che noi diciamo sempre quando parte il bando, ma mai dove arriva - di visitare delle aziende che hanno partecipato insieme ad un bando europeo su un progetto innovativo, hanno realizzato il progetto, sono molto soddisfatte, questa realizzazione ha prodotto 5 nuovi assunti che devono star dietro all’innovazione, ma la realtà vera è che l’effetto positivo del progetto non sarà sui 5 assunti, ma se quell’innovazione trova mercato, altro che 5 assunti! Nel momento in cui diamo la possibilità alle nostre imprese di innovare il loro prodotto e di sfidare il mercato grazie a questo contributo, l’effetto è difficile da misurare perché legato al successo di un percorso.
Ci sono effetti non valutabili, ad esempio imprese che lavorando insieme si conoscono e valutano anche attività che stanno fuori dal progetto europeo ed il percorso ha permesso di creare quella conoscenza, quella relazione, quella capacità di conoscersi, che è una costante almeno delle imprese marchigiane, che dicono noi non conosciamo neanche quello che fa impresa e che ha il capannone di fronte al nostro perché siamo talmente presi nella nostra attività che difficilmente abbiamo questa attività di relazione, ed hanno ammesso in maniera positiva quanto è stato importante questo aspetto.
C'è chi semplicemente attraverso un bando Eureka, quindi utilizzando competenze di natura universitaria, che non avrebbe mai usato nella propria azienda, come ricercatori di alta qualità, scopre il valore di questa relazione, non solo nel progetto in sé, ma per lo sviluppo più in generale della propria azienda e della propria attività.
Quindi la misurazione degli effetti è una cosa molto articolata e devo dire anche molto interessante, è bastato per me andare a vedere una azienda per scoprire non so quante implicazioni che neanche avrei immaginato, se non avessi ascoltato quegli imprenditori.
L’attività di relazione che viene proposta dalla risoluzione va in questo senso, nel volere approfondire quello che succede dopo che noi abbiamo assegnato fondi e attività. La trovo molto interessante, è una fatica che vale in generale, noi spesso chiediamo personale e struttura un po’ come quegli artigiani marchigiani, proprio per star dietro all’attività concreta: la redazione del bando, la formazione delle graduatorie. All’ingresso dell’Aula, venendo qua, il funzionario che segue un bando, per me molto importante, sulla riqualificazione delle strutture ricettive, mi ha detto: “Se avessi con me un’altra persona potrei per luglio finire le graduatorie, da solo la finirò a metà agosto”. Quindi la risorsa umana, se ce l’abbiamo in più, ce la giochiamo nella carne, nel vivo delle attività.
Poter sviluppare di più questa attività di rendicontazione è preziosissimo perché aiuta tutti quanti ad avere una maggiore consapevolezza e coscienza anche sulle scelte da fare e sugli indirizzi da prendere.
Oggi è faticoso questo lavoro, perché diamo priorità quando abbiamo un'unità in più di lavoro e la offriamo all'Assessore Pieroni, lui la dà ad un altro per portare avanti il bando e le decretazioni del bando stesso, difficilmente dice: “Metto uno che inizia a scrivere le rendicontazioni”, però trovo il dispositivo molto interessante, molto importante, molto utile anche per noi perché è giusto fare come hanno chiesto quelle aziende, non guardare solo con la testa puntata sul lavoro quotidiano, ma alzare lo sguardo per dare quel valore prospettico, politico e strategico che questi fondi necessariamente devono avere.
Sappiamo che il sisma, come tutte le crisi, è difficoltà, problema, tragedia, ma è anche l'opportunità di avere altri 400 milioni di euro che si aggiungono a tutti quelli che abbiamo a disposizione, senza però aver aggiunto 50 persone a lavorarci, queste non sono arrivate in nessun modo, il sisma non ci ha dato come Regione neanche una unità di lavoro in più, come se non riguardasse l’ente Regione, anche a fronte di 400 milioni in più da spendere, dobbiamo fare con quelli che abbiamo, che già mancano, certamente però allarga estremamente l'opportunità di vedere su questi fondi quello sguardo strategico di cui c’è bisogno.
Non ringrazieremo mai abbastanza tutti quelli che hanno lavorato insieme a noi, insieme al Consiglio regionale, per dare anche quel substrato di valutazioni nella direzione del documento.
Il piano strategico sull’utilizzo dei fondi per il sisma fa una valutazione puntuale dei temi che ho sentito nel dibattito, se voi prendete il piano strategico e la valutazione dei 130 progetti presentati, nella valutazione di impatto di quei progetti c’è anche una stima di progetto e quale tipo di riflesso occupazionale ci si aspetta dalla misura. Quindi è una attività fatta a priori sugli assi che poi si incrociano con i fondi europei, che valutano, attraverso progetti che sono sullo sviluppo della forestazione, turistici, culturali, tutto quel segmento che è un po’ l’asse portante di quella progettualità, l’impatto in termini di occupazione.
Quel percorso è stato fatto grazie a soggetti che si sono aggiunti rispetto al nostro lavoro quotidiano, l’impegno che ci richiede questa risoluzione è di trovare risorse umane aggiuntive, non solo per quello che è il lavoro necessario a traguardare gli obiettivi e mettere a disposizione queste risorse per le imprese, per la comunità marchigiana, ma anche di dare una adeguata rendicontazione che aiuti tutti quanti nel proprio lavoro di valutazione delle scelte di programmazione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Proposta di ordine del giorno a firma dei Consiglieri Fabbri, Urbinati, Malaigia, Rapa, Celani. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di risoluzione a firma della II Commissione. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 141
ad iniziativa dei Consiglieri Fabbri, Traversini, Malaigia, Busilacchi, Celani, Rapa, Talè, Urbinati
“Promozione di negozi di prodotti sfusi ed alla spina”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 141 dei Consiglieri Fabbri, Traversini, Malaigia, Busilacchi, Celani, Rapa, Talè, Urbinati.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Questa è una proposta di legge su un’iniziativa che in prima stesura è stata presentata dal Consigliere Fabbri e che abbiamo discusso in Commissione per diversi mesi, siamo quindi arrivati ad una soluzione che credo sia condivisibile, anche perché si va ad inserire nella discussione di un altro atto che ha viaggiato parallelamente e che tratteremo poi, quello dell’industria 4.0, ed ha viaggiato insieme al provvedimento sull’economia circolare.
Sono tante le iniziative che noi abbiamo preso in quest'Aula, attraverso ordini del giorno, mozioni, questa volta arriviamo con una legge perché iniziamo a normare un percorso che, fortunatamente, grazie anche a molti Comuni della nostra regione, potrebbe configurarsi come virtuoso.
Oggi sappiamo che la nuova frontiera dei rifiuti non è più la raccolta differenziata, ma la non produzione dei rifiuti, il non utilizzo delle discariche, perché l’economia circolare ci porta ora, per direttiva, perché mi sembra che qualche giorno fa è entrata in vigore, sono scaduti i termini dalla pubblicazione, la riforma europea sull’economia circolare. Quindi questo ci vedrà impegnati anche in tanti altri provvedimenti che noi porteremo.
Vorrei precisare che in quest’atto non c’è stata una maggioranza e una minoranza anche perché se ci sono state delle diversità di veduta sono state trasversali e hanno riguardato il percorso che dovevamo attuare per arrivare a quello che era un obiettivo comune, quindi ci terrei che sia il Consigliere Fabbri a darci dei dettagli più precisi. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente
Piero Celani

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Normativa che proponiamo per la promozione dei negozi di prodotti sfusi ed alla spina, tutto si basa sul fatto che la Regione con questa normativa mette nero su bianco le finalità per valorizzare il consumo critico, consapevole e responsabile dei prodotti da parte dei cittadini.
La mia generazione è cresciuta nell’era del consumismo, dell’usa e getta, finalmente abbiamo preso tutti coscienza del disastro che ad esempio le microplastiche fanno a livello globale, abbiamo capito che il modello di sviluppo dell’economia lineare non è più perseguibile, se tutti i popoli della terra seguissero il nostro iter non avremmo più possibilità di stare su questo pianeta in maniera proficua, per cui si parla di economia circolare in tutti i settori.
Questo è un contributo legislativo che diamo come Regione, quindi bisogna partire dal comportamento del cittadino.
Seconda cosa, la Regione si ispira ai principi dell’economia circolare, promuove la prevenzione e la riduzione nella produzione dei rifiuti, facilitando la cooperazione fra i settori della progettazione, produzione e distribuzione dei prodotti, nonché la mediazione, il raccordo con gli enti locali nella gestione dei rifiuti, quindi nelle finalità di questa normativa noi tocchiamo anche il fatto che come Regione vogliamo indirizzare, per quanto ci è possibile con le nostre capacità istituzionali, il processo produttivo all’interno dell’economia circolare per ridurre la produzione dei rifiuti, superare il concetto di usa e getta, di obsolescenza programmata. E' una finalità molto sfidante.
Come l’economia circolare, il consumo critico e consapevole e questo nuovo modo di produrre, utilizzare, consumare, viene applicato nella fattispecie di questa normativa? Promuovendo i negozi di prodotti sfusi e alla spina. Federconsumatori dice che tali prodotti potrebbero costare un 10% in meno perché si tralasciano i costi di imballaggio e per una famiglia questo si potrebbe concretizzare in circa 700 euro all’anno.
Con il regolamento attuativo, che la Giunta dovrà emanare entro 90 giorni, vorremmo indirizzare i fondi regionali per l’apertura di nuovi negozi in questo settore e per l’attrezzatura di corner di prodotti sfusi e alla spina all’interno di negozi che sono già esistenti, in modo da rendere alla portata di tutti questo nuovo modo di comportarsi in maniera evoluta e civile da parte del cittadino, indirizzando anche il mercato e la produzione stessa.
Sono ben contento che la normativa che un anno fa proposi è stata discussa, fatta propria e firmata da tutti i componenti della Commissione, questa è una legge semplice, ma importante.
Viene istituito un registro dei negozi di prodotti sfusi ed alla spina in modo che venga data pubblicità, evidenza e vengano sostenuti i negozi che aprono nei nostri territori. Nelle regole attuative faremo particolare attenzione ai criteri in modo da consentire un maggior sviluppo anche ai pochi negozi che stanno facendo da apripista in questo settore perché non vengano assolutamente esclusi. Per quest’anno, dato che siamo arrivati ormai a luglio, la Regione mette dei fondi per la promozione di questa iniziativa, per il prossimo anno e il successivo sono previsti 50.000 euro all’anno, quindi 100.000 euro per il 2019/2020 in modo da riuscire ad incentivare l’apertura di questi negozi.
Ringrazio per il lavoro fatto e per il confronto che abbiamo avuto all’interno della Commissione, questo è uno dei primi esempi di normativa che va nel senso concreto dell’economia circolare, oltre a tutte le risoluzioni che abbiamo mandato in Senato ed all’Europa in funzione delle discussioni delle direttive che facciamo con molto impegno all’interno delle nostre sedute. Quindi mi aspetto piacevolmente un voto unanime e un impegno concreto anche negli anni futuri per finanziare e realizzare effettivamente questa normativa, che è un tassello per cambiare mentalità e portare noi tutti ad un nuovo modello di sviluppo molto più sostenibile dal punto di vista ambientale. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Grazie Presidente. Il 26 giugno abbiamo approvato la legge per dire no alla combustione dei rifiuti sotto qualsiasi forma, una legge importante che secondo me indica la strategia che la Regione Marche ha scelto e che vuole portare avanti. Ovviamente se scegliamo di non bruciare i rifiuti, come è giusto che sia, dobbiamo credere ed investire in tutte quelle attività che riciclano i materiali o riducono i rifiuti alla fonte.
Questo è importantissimo perché se poi non facciamo questo ci ritroveremo con una massa di rifiuti che dovranno obbligatoriamente andare in discarica e siccome noi vogliamo ridurre al minimo le quantità che vanno in discarica, che non sono 700 mila tonnellate come qualcuno ha scritto, ma meno della metà, è chiaro che dobbiamo credere ed investire in queste attività.
Sono molto contento di questa proposta, la voterò con estrema convinzione e voglio approfittare di questa occasione per ricordare un ultimo episodio, recentemente c’è stato un incendio in una ditta del maceratese di recupero materiali che ricavava metalli preziosi dai rifiuti industriali.
Dobbiamo stare purtroppo molto attenti, vigilare, affinché episodi del genere non si ripetano, non è facile ovviamente, però noi dobbiamo essere gelosi e proteggere gli impianti e le aziende che sono nostre alleate in questa strategia e siccome in Italia, negli ultimi mesi, sono state oltre 250 le aziende operanti nel settore trattamento rifiuti che sono andate a fuoco, ho presentato un’interrogazione che a breve arriverà in Aula, dobbiamo anche vigilare affinché non ci siano azioni da parte di associazioni malavitose ai danni delle aziende che legittimamente operano nel nostro territorio. Quindi dobbiamo agire su molti fronti.
L'altra volta ho fatto riferimento ai tanti tasselli che si incastrano, questo è uno e ci aiuta ad andare nella direzione giusta, perché questa proposta di legge, che spero oggi sarà approvata all’unanimità, va nella direzione di ridurre i rifiuti alla fonte, perché se abbiamo meno imballaggi, avremo meno rifiuti.
Ricordo che nelle Marche siamo molto bravi a differenziare, ma produciamo più di 585 chilogrammi di rifiuto a persona l’anno, è un numero abbastanza preoccupante, dovremmo diventare più bravi e ridurlo.
Questa legge va nella direzione giusta, mi complimento con chi l’ha presentata e con chi l’ha migliorata, perché ho letto che nel passaggio in Commissione le somme finanziate sono aumentate e sono passate da 10.000 euro a 50.000 euro, vuol dire che questa proposta di legge è stata ampiamente condivisa da tutti e quindi non farò come il Consigliere Giorgini che quando spesso propongo delle leggi fatte bene trova sempre il motivo per criticare, per fare polemica, e quando, raramente, anche il Movimento 5 Stelle propone qualcosa di buono io dico bravi e la voto.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Marcozzi.

Jessica MARCOZZI. Condivido in pieno questa proposta di legge che va nella direzione giusta, così come hanno detto i colleghi, di ridurre i rifiuti alla fonte.
Intravedo in questa proposta di legge una certa utilità, un certo vantaggio per tutti con la riduzione dei prezzi in un momento di estrema difficoltà economica, dunque una forma di commercio che potrebbe incentivare all’acquisto ed al consumo, il Consigliere Fabbri ha quantificato in 700 euro il risparmio per ogni famiglia e non è poco.
La richiesta di promuovere il negozio di prodotti sfusi e alla spina arriva proprio dalle rappresentanze dei consumatori e in altre Regioni questo sistema di commercio è già applicato, certo è giusta una regolamentazione chiara e puntuale con l’identificazione precisa di chi e come possa svolgere tale attività senza creare nocumento ad alcuno.
Ci troviamo dunque al passaggio normativo con la regolamentazione che arriva tramite proposta di legge nella speranza che nuove, per così dire, forme di commercio che ottimizzino e facilitano l’incontro tra domanda e offerta favoriscano la ripresa economica.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Grazie Presidente. Intervengo brevemente per ricordare che la legge è stata elaborata dalla Commissione in piena collaborazione e per riconoscere al Consigliere Fabbri il fatto di averla presentata. Subito la Commissione ha riconosciuto l’importanza di questa norma, non solo in quanto legge, ma perché favorisce un lavoro che abbiamo fatto in Commissione, che non è solo, come detto dagli stessi relatori, fare documenti in favore dell’economia circolare, a dimostrazione che la Commissione crede in questo, in quanto è stato detto e poi approvato dal Consiglio. Si sta facendo uno sforzo per portare avanti la gestione dei rifiuti, l'utilizzo e il risparmio delle materie prime.
Il punto fondamentale sta proprio in questo, un processo che va incontro a quanto avevamo già enunciato in Consiglio, un lavoro importante, un lavoro che è andato avanti nella modifica della legge, soprattutto nella parte finanziaria, e grazie al lavoro fatto dalla Commissione e dai dirigenti del servizio bilancio c’è stato un riconoscimento non indifferente, nel senso che non basta approvare una legge, ma deve avere la forza per essere portata avanti ed attuata.
Un passaggio importante che dimostra la coerenza di un certo lavoro ed evidenzia che se in Commissione c’è collaborazione, se non c’è una chiusura rispetto alle proposte portate avanti dall’opposizione, se ci sono situazioni che possono essere accolte perché condivise, come successo in altri casi, lo si fa ben volentieri. Quindi un esempio buono per continuare a lavorare all’interno della Commissione e per ottenere risultati a livello generale per la Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Biancani.

Andrea BIANCANI. Il mio sarà un intervento brevissimo. Voglio anch’io dire la mia, nel senso che voterò favorevolmente questa proposta di legge presentata dal Consigliere Fabbri insieme al Consigliere Urbinati ed altri.
La II e la III Commissione si occupano di temi che a volte possono essere affrontati in una delle due Commissioni, questa è una tematica al limite, quindi ritengo importante anche un mio intervento per sottolineare che tutte e due le Commissioni stanno viaggiando in un’unica direzione, che è quella di ridurre la quantità dei rifiuti prodotti.
Questa legge rientra in quello che è il piano di gestione dei rifiuti, ed ha anche una parte, un capitolo, che punta a individuare una serie di modalità per cercare di ridurre a monte i rifiuti prodotti, quindi mi complimento per questa proposta di legge ed annuncio il mio voto favorevole, perché ritengo che sia fondamentale e dia il segnale a tutti i cittadini che è importante andare in questa direzione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Cesetti.

Fabrizio CESETTI. Grazie Presidente. Raccolgo l’invito ad intervenire per sottolineare l’importanza di questa proposta di legge sull’economia circolare, come è stata definita. Ho partecipato ad una sorta di convegno recentemente per portare i saluti e ho definito quella dell’economia circolare un’idea di futuro, un’idea di futuro che guarda al futuro.
E' innanzitutto un fatto culturale che nasce dalla consapevolezza che oggi abbiamo necessità di prevedere questo tipo di economia e prevederla fin dal momento in cui noi ci apprestiamo a produrre, per passare dal concetto noto del produrre, usare, gettare, alla filosofia del ridurre, riusare, recuperare, riciclare.
Questo è un mutamento di prospettiva, è un’opportunità per il nostro ambiente, per la nostra salute, per il nostro territorio, è una grande opportunità economica.
Questi processi virtuosi possono nascere solo attraverso grandi progetti di innovazione, di ricerca, di formazione, quindi tutto questo ci dà maggiori opportunità anche nel qualificare la nostra economia, è un fatto molto importante ed è giusto che la Regione Marche si doti di questa legge che prevede tra l’altro degli incentivi, presta attenzione a questo e chi fa questo tipo di economia ha dei canali privilegiati.
Personalmente e come membro dell’esecutivo voterò a favore perché ritengo che sia un passaggio molto importante.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 141. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 150
ad iniziativa dei Consiglieri Bora, Mastrovincenzo, Busilacchi, Biancani, Sciapichetti, Giancarli, Urbinati, Minardi, Marconi, Traversini, Volpini, Talè, Micucci
“Industria 4.0: innovazione, ricerca e formazione”

Nuova titolazione “Impresa 4.0: innovazione, ricerca e formazione”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 150 dei Consiglieri Bora, Mastrovincenzo, Busilacchi, Biancani, Sciapichetti, Giancarli, Urbinati, Minardi, Marconi, Traversini, Volpini, Talè, Micucci.
La discussione è aperta, ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Urbinati.

Fabio URBINATI. Grazie Presidente. Ha fatto bene a richiamare l’attenzione dell’Aula su questo provvedimento perché ci apprestiamo a discutere un aspetto della nostra economia molto importante e con cognizione di causa andiamo ad approvare una legge che sarà una piccola parte di tutto quello è che l’impresa 4.0 perché, come sappiamo, quando parliamo di innovazione, quando parliamo di digitalizzazione, ci inseriamo in un contesto globale, quindi noi dobbiamo creare le condizioni affinché le imprese della nostra Regione entrino a pieno titolo in questo mercato, che è un grandissimo.
Questa è una legge in cui sono molto importanti le definizioni, partendo dal titolo stesso che è: “Industria 4.0”, è la stessa declinazione che ha usato il nazionale e che noi in Commissione più volte abbiamo declinato negli articoli, si rifà anche al nostro tessuto produttivo, quindi per noi questo provvedimento potrebbe anche denominarsi “Manifattura 4.0”.
Qui si può fare anche un po’ di storia, per capire meglio quello che andremo a fare e qual è la sfida per le nostre imprese. Possiamo partire da molto lontano, 4.0 sta per quarta rivoluzione industriale. Tutti noi sappiamo quanti anni sono passati nell’evoluzione dell’economia, nell’evoluzione dell’industria da un’innovazione all’altra. La prima rivoluzione industriale viene individuata alla fine del ‘700 quando fu inventata la macchina a vapore, poi arrivò l’energia elettrica, ma arrivò un secolo dopo, più di 100 anni dopo, negli anni ’70 ci fu la terza rivoluzione industriale con l’informatica e da questa ultima rivoluzione sono passati pochissimi anni, quindi questo ci dà l’idea di come ci sia una grandissima rivoluzione per quanto riguarda la produzione, un’evoluzione che si inserisce in un contesto prettamente globale.
Abbiamo lavorato a lungo su questa legge anche perché nel frattempo ci sono state molte variazioni nella legge nazionale e soprattutto ci sono stati tantissimi investimenti a livello nazionale, tant’è che noi sin dall’inizio, quando parlavamo di questa declinazione che potesse riguardare il manifatturiero, abbiamo cercato di calzare soprattutto questo provvedimento alla nostra economia ed abbiamo anche creato quelli che potrebbero essere dei punti d’appoggio, degli appigli per le nostre imprese per poter partecipare a questa sfida con più consapevolezza, soprattutto avendo in tempo reale informazioni e monitoraggi.
L’industria 4.0 prevede di sviluppare nuove filiere professionali, corsi di specializzazione che noi abbiamo previsto perché, come ha detto il Ministro Calenda e come è stato anche recentemente ribadito dalla Confindustria, purtroppo in Italia abbiamo una carenza di manodopera specializzata che coincide, non parlo di declino, con un minor numero di ragazzi che escono dagli istituti industriali, quindi questo ha delle conseguenze e sono aspetti concatenati.
Oltre a prevedere tutto questo, abbiamo anche finanziato questa legge, poi durante il dibattito saremo più precisi perché altri nei loro interventi si soffermeranno proprio su questo, ma la cosa che abbiamo voluto mettere come marchio sulla legge è quella degli osservatori, dei digital innovation hub, che sono delle collaborazioni che noi creeremo insieme alla Giunta attraverso le nostre realtà produttive, le associazioni di categoria, il mondo del lavoro, i sindacati, le Università, che abbiamo fortemente voluto ed a cui abbiamo dedicato anche delle importantissime audizioni.
E’ chiaro che questo è un provvedimento aperto che ci dovrà vedere impegnati in questa fase di fine legislatura.
Qualche settimana fa c'è stato - questo è solo una coincidenza - un importante incontro all’Osservatorio dell’industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, che ha analizzato i risultati del primo anno e mezzo, due anni, di applicazione di tutti i provvedimenti che sono stati messi in campo in particolare dal Ministro Calenda. I risultati ad oggi sono molto incoraggianti e ci dicono soprattutto dov’è che dobbiamo andare a correggere il tiro.
Innanzitutto è raddoppiato il mercato degli investimenti sul digitale, quindi questo già è un segnale importante, non poteva essere altrimenti, perché le facilitazioni fiscali che sono state messe in campo sono state di una portata molto importante e questo ricorso alla digitalizzazione ha portato la crescita degli investimenti globali del nostro Paese a quasi l’11%, quindi parliamo di numeri importanti, la Cina cresce all’11%, e già si è sviluppato un mercato che vale dai 2,5 miliardi ai 3 miliardi di valore di imprese per quanto riguarda l’industria 4.0 e, come sappiamo, nel 2018 avremo 10 miliardi in più, oltre ai 20 miliardi a livello nazionale che sono stati messi in campo dal Governo nazionale.
Anche qui ci dovremo inserire ed è importante che anche nelle Marche il risultato sia in linea con quello nazionale, sono pochissime le imprese, il numero è inferiore al 10%, che oggi non sanno cosa sia o non sono intenzionate a ricorrere al modello dell’industria 4.0.
Oltre a dire questo, nella nostra Regione abbiamo avuto degli esempi di imprese, sono stati già emanati dei bandi, per la prima volta l'abbiamo emanato circa un anno fa e già sul nostro territorio abbiamo dei risultati molto importanti, soprattutto per quelle aziende che già in precedenza avevano fatto ricorso a questa grande sfida, che è quella della digitalizzazione e dell’innovazione.
Questa è una sfida, poi la difficoltà nella storia del mondo dell’economia è stata sempre quella: mettere insieme tutte le tecnologie possibili che si trovano sul mercato per produrre meglio e quel produrre meglio ci ha spinto ad inserire nella legge il riferimento, ne abbiamo parlato qualche minuto fa, all’economia circolare, perché l’economia circolare è fortemente inserita all’interno dell’industria 4.0. Nell’industria 4.0 si parla di internet of things, cioè l’internet delle cose, è chiaro che quello serve a sviluppare un nuovo modo di produrre non solo nell’utilizzo di quel materiale, ma nell'identificare la vita che quel materiale avrà, la vita che dovrà avere, o il percorso di riciclaggio o il percorso di riutilizzo diretto.
Solo così noi vinceremo la sfida ambientale e tutte queste tecnologie oggi sono disponibili, tecnologie che noi viviamo e anche nelle Marche stanno nascendo aziende che sono in grado di fornire, come aziende faro, e questo è un altro punto inserito nella legge, i modelli per le altre imprese, perché noi forse non ce ne rendiamo conto ma l’industria 4.0 la viviamo tutti i giorni, perché ognuno di noi che ha uno smartphone, che potrebbe ad esempio essere collegato con una radiosveglia, addirittura lo smarthphone legge la mia agenda, sa che io la mattina ho un appuntamento, sa il percorso che devo fare per raggiungere il luogo del mio appuntamento, sa che lì magari c’è una strada chiusa per un incidente che mi causerà un ritardo. L’economia 4.0 è avere a disposizione tutti questi dati in modo tale che io sia informato un’ora prima, due ore prima che nel mio percorso avrò un inconveniente.
L'insieme di queste tecnologie si possono declinare alla produzione, quindi fare produzione significa avere automobili intelligenti, io per motivi professionali provengo dal settore dell’automotive, lì addirittura si stanno realizzando progetti di automobili che parlano tra loro, automobili che si scambiano dati, dati presi dalle e-cloud, quindi le precedenze ed i semafori vengono gestiti tutti in maniera digitale. L’aspetto più importante che va tutelato è quello della sicurezza, però questa è la sfida dell’industria 4.0, quindi mettere insieme tutte queste economie.
A mio avviso con questa legge possiamo fare tanto, ringrazio tutti coloro che ci hanno lavorato e ringrazio il Presidente della II Commissione Traversini.
Consentitemi anche una punta di grande preoccupazione per il messaggio che poco fa ci ha dato il Presidente Ceriscioli riferito al Commissario per il terremoto, la grande preoccupazione è che il decreto possa essere votato dal Parlamento senza il recepimento degli emendamenti già approvati in Senato, c’è anche un emendamento molto importante che riguarda la Whirpool. Voglio fare questo appello, visto che parliamo di lavoro, visto che la Whirpool è una multinazionale che credo avrà previsto, me lo auguro, forti investimenti anche sull’industria 4.0, spero che noi possiamo fare riferimento, per quanto può essere possibile, ai nostri Senatori, ai nostri Parlamentari, per far capire che quei provvedimenti per il terremoto, come i tanti che abbiamo fatto negli anni precedenti, sono di straordinaria importanza perché siamo in una situazione straordinaria.
Secondo me sarebbe grave non riuscire a far passare alla Camera quegli emendamenti che sono già passati al Senato. Non voglio parlare degli altri che contengono cose molto importanti, ma la politica alla fine deve fare delle scelte, quindi mi auguro che ognuno di noi faccia riferimento ai propri rappresentanti nazionali per cercare di scongiurare la bocciatura di quegli emendamenti. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente
Renato Claudio Minardi

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Celani.

Piero CELANI. Grazie Presidente. Prima di entrare nel merito di questa legge che abbiamo discusso per tanto tempo in Commissione, vorrei fare una precisazione onde evitare un equivoco di fondo, alla fine non si dica, visto che non mi ascrivo tra quelli che si sono innamorati di questa legge, che sono contrario all’innovazione. Questo è l’aspetto più significativo che mi preme mettere in evidenza e lo voglio spiegare per poi passare al merito.
Sono fermamente convinto che noi ci possiamo salvare attraverso questo processo innovativo che deve coinvolgere tutte le nostre aziende, anche perché una recente statistica molto importante e preoccupante dice che il 65% dei ragazzi che iniziano oggi un percorso scolastico, parlo dei ragazzi che iniziano la scuola dell’obbligo, faranno dei mestieri che oggi non esistono.
Quindi significa che questo aspetto per noi è molto importante e sono fermamente convinto dell’importanza della ricerca e dell’innovazione anche perché ancor più convinto di un altro fatto, il valore del lavoro in questo momento non risiede soltanto nel fattore produzione, ma anche in altri, lo ripeto spesso quando mi capita, che stanno a monte e a valle della produzione e quando parliamo di fattori che stanno a monte della produzione inevitabilmente parliamo dell’innovazione, della ricerca, della creatività, quando parliamo invece di fattori che sono a valle intendiamo l’internazionalizzazione, il marketing e altro.
Per potersi reggere oggi un’impresa deve lavorare su queste tematiche, non deve essere soltanto preoccupata di produrre di più, ma deve produrre innovando, ricercando, con creatività e a valle ci devono essere le istituzioni che aiutano le imprese a commercializzare, a internazionalizzare, a fare marketing e altro.
Questa è la cosa di cui sono convinto, sono un fermo assertore della necessità che le nostre aziende devono innovare, però, ripeto, non mi ascrivo tra chi si è innamorato di questa legge e vado a dire il perché.
La legge industria 4.0, che poi abbiamo derubricato in impresa 4.0, non aggiunge nulla a quello che già non esiste sul territorio, non esiste a livello normativo, questo è il vero dramma di questa norma, non vorrei che serva soltanto per mettersi una medaglia al petto, per dire anche noi abbiamo fatto qualcosa per aiutare le nostre imprese, ma di fatto questa non produce nulla di più di quello che già le nostre imprese non hanno, attraverso il piano nazionale di industria 4.0, poi derubricata in impresa 4.0.
Dico questo perché l'industria 4.0 nasce, poi c’è da fare un discorso sui ritardi che abbiamo accumulato in questi anni, nel 2011 in Germania, nei laboratori e nelle officine della Porsche, alla fiera di Hannover, dove un gruppo di ricercatori si sentì investito del problema della crisi del manifatturiero in Germania e propose dei progetti innovativi, noi arriviamo nel 2016 con la presentazione del Piano Calenda, però, ripeto, l’industria 4.0 non è soltanto innovazione tecnologica, è anche un nuovo concetto di fare impresa, una revisione completa della filiera produttiva partendo dall’innovazione, dalla ricerca, per poi passare alla produzione, per poi passare a quello che è il processo a valle. Questa è l’industria 4.0, la quarta rivoluzione industriale, non è soltanto l’introduzione esasperata della digitalizzazione, perché sarebbe fine a sé stessa, ma è la revisione di tutto un processo innovativo, tanto è vero che il piano industria 4.0 di Calenda prevedeva due grandi assi: l’innovazione e la competitività.
Nell’innovazione noi troviamo il super ammortamento, la nuova Sabbatini, chi è del mestiere sa che cosa significa, cioè credito all’innovazione, il credito di imposta per quanto riguarda ricerca e sviluppo, quello che viene chiamato il 'patent box', cioè dare valore ai beni immateriali, ai beni intellettuali e l’accelerazione all’innovazione attraverso la creazione di start up e di p.m. innovative.
Poi c’è un altro settore, la competitività, che riguarda il fondo di garanzia, l’aiuto alla crescita economica attraverso il potenziamento del capitale d’impresa e poter liberare risorse, Ires e contabilità per cassa, ed introduce ancora una volta il cosiddetto salario di produttività necessario per incrementare e per recuperare produttività.
In pratica che cosa introduce l’industria 4.0? Un concetto innovativo e cioè che l’attività lavorativa non è più connessa al posto di lavoro, questo è un concetto dirompente che l’industria 4.0 ha introdotto, ma di tutte queste cose noi non ritroviamo nulla in questa legge, perché questa norma, così come è stato detto nelle audizioni che abbiamo fatto con Confindustria, Confartigianato e le forze sociali, è una legge definita di rimbalzo, non è altro che una ripetizione tale e quale dei buoni principi che il piano nazionale 4.0 ha messo in atto. Ecco i miei dubbi e quindi la mia contrarietà.
Nel merito, se andiamo a vedere effettivamente quali sono i problemi, innanzitutto troviamo le risorse, questa legge non prevede alcuna risorsa se non quelle del Por-Fesr, tanto è vero che questa legge ha copertura finanziaria esclusivamente prelevando risorse dalla missione 14 e dalla missione 15, la missione 14 è relativa all’innovazione e sviluppo economico, la missione 15 è relativa alle politiche del lavoro e della formazione professionale. Allora viene subito un dubbio, perché abbiamo fatto questa legge? Se avevamo già queste risorse destinate all’innovazione, destinate alla competitività, se avevamo risorse già destinate alle politiche del lavoro ed alla formazione professionale, potevamo fare subito i bandi e quindi immettere denaro fresco nel sistema economico/produttivo.
Viene da chiedersi e da auspicarsi una cosa assurda, che nel momento in cui questa legge andrà a regime non ci sia più la copertura finanziaria, sarebbe un successo perché significa che già avremo speso, avremo dato quei fondi alle imprese.
A me viene anche un altro dubbio: quei fondi che questa legge ha individuato, circa 3 milioni per il 2019 e 6 milioni per il 2020, ci sono ancora? Perché continuano ad uscire bandi che vengono finanziati con quelle risorse.
Primo aspetto, la legge non prevede risorse aggiuntive rispetto a quelle che noi abbiamo, tra l’altro le risorse partiranno soltanto nel 2019 perché nel 2018 sono previsti soltanto 70.000 euro per la costituzione dell’Osservatorio, avremo 3.383.000 euro nel 2019 e 6.940.000 euro nel 2020. E nel 2021? Non abbiamo nulla! Perché fa specie che nella programmazione futura del 2021/2027 ci possano essere gli stessi fondi, però c’è anche una anomalia perché si dice che il piano straordinario, che dovrà redigere la Giunta, dovrà essere un piano di medio respiro e non potrà mai essere minore a tre anni, io dico che è una grossa sciocchezza, un piano di questo tipo per essere strutturale, per dare degli effetti, deve essere almeno quinquennale, altrimenti non produce assolutamente nulla. Quindi se diciamo che il piano deve essere almeno triennale e poi mettiamo le risorse soltanto per due anni, qualcosa non funziona!
Una grossa incognita per quanto riguarda il 2021 perché si fa riferimento a quelle che sono le politiche comunitarie, quindi ai fondi Por-Fesr che dovranno essere stanziati.
Altra criticità è quella relativa a una scarsa attenzione che questa legge dà alle p.m.i. e soprattutto alle microimprese, perché io faccio fatica a capire come le microimprese potranno accedere a questi finanziamenti, visto che soffrono di una grande difficoltà che è quella dell’accesso al credito, non solo, le microimprese sono quelle che hanno il minor numero di occupati laureati, quindi come fanno a fare ricerca? Ci voleva una attenzione particolare per questo aspetto, poi qualcuno mi dirà che noi creeremo le academy aziendali, oppure faremo le digital innovation hub e lì ci ficcheremo questa roba, dopo parleremo pure di questo perché non è così.
Quindi la scarsa attenzione alle p.m.i. è dovuta anche ad un altro aspetto, quando abbiamo fatto le audizioni, i dirigenti e i funzionari ci hanno detto che questa legge rivolge attenzione soprattutto a quei settori che la Regione ritiene strategici, e quali sono? La robotica, la meccatronica, il benessere, ditemi voi come le microimprese possono accedere a finanziamenti di questo tipo! Non hanno la struttura, non hanno la capacità, non hanno i mezzi, quindi vedete che c’è anche una contraddizione in termini. Io vado verso l’innovazione, verso questi tre settori fondamentali, ma perdo di vista qual è il mio tessuto economico produttivo vero, che non dato dalle p.m.i. perché questo acronimo è stato modificato negli ultimi tempi in m.m.i., micro e medie imprese. Noi abbiamo imprese al di sotto dei 10, 15, 20 dipendenti, mentre le p.m.i. possono arrivare fino a 250 e nella comunità marchigiana non ci sono aziende di questo tipo, il grande tessuto produttivo è fatto da quest'altro aspetto. Ecco quelle che sono le mie valutazioni negative di fondo sulla legge in oggetto.
Quali sono le novità? Le novità che sono state introdotte non sono novità perché esistono già da tantissimo tempo nei nostri territori, sono: i digital innovation hub e le academy aziendali, che cosa sono? I digital innovation hub sono dei centri di ricerca, ovviamente è vero che Confindustria chiede che nascano centro di ricerca, ma è pur vero che noi dobbiamo lavorare su quelli che già esistono, non possiamo pensare di crearne altri, in una regione così piccola, con un milione e mezzo di abitanti, con 120.000 imprese artigiane, noi dobbiamo potenziare quello che già c’è e dobbiamo potenziare la grande ricchezza delle quattro Università marchigiane che da anni lavorano su questo tema, che da anni fanno ricerca, molto spesso autofinanziata o perlomeno finanziata dalle imprese, dai privati e non dalle istituzioni pubbliche.
Questi digital innovation hub sarebbero in pratica dei centri di ricerca che dovrebbero coinvolgere le imprese, le istituzioni, le associazioni, i Comuni e altro, il solito carrozzone che già qualche esperienza negativa ne ha data, ne cito alcune: Tecnomarche, che tra l’altro l’ha fatta fallire la Regione, Asteria, Meccano, non so come sta andando, tra l'altro l’unica che si è salvata. Potenziamo quelli che abbiamo.
Le academy aziendali sono delle scuole di formazione aziendale che lavorano sui territori che già esistono e mi auguro che possano essere potenziate.
Queste in pratica sono, secondo me, le novità che possono essere salvate, così come va salvato il rapporto con le Università per quanto riguarda la formazione professionale, perché? Perché questa legge o perlomeno l’industria 4.0 di fronte a questa grande apertura, a questa grande necessità di innovare, quindi di digitalizzare e di spingere l’innovazione ai massimi livelli, si scontra con una carenza fortissima di personale specializzato.
Noi abbiamo una grande carenza, dobbiamo in qualche modo pensare a formare queste persone o perlomeno noi dobbiamo pensare a riqualificare tutti coloro che già stanno nei sistemi produttivi che molto spesso vengono espulsi proprio perché non hanno quella formazione giusta per poter ripartire.
Lo dicevo e lo ripeto, fra un decennio i ragazzi che iniziano a studiare oggi faranno dei lavori che attualmente non esistono, quindi la formazione continua e fortemente specializzata è la chiave di volta di tutto il piano nazionale 4.0 e qui si fa soltanto un accenno alla collaborazione con le Università, mentre io avrei voluto che fosse stato molto più pregnante questo aspetto.
Questa legge non introduce nulla di nuovo nel panorama che noi conoscevamo, una legge che non introduce ulteriori risorse rispetto a quelle che noi abbiamo (Por-Fesr), una norma che non va verso l’aiuto indispensabile e fondamentale alle microimprese artigiane, ma che privilegia soltanto robotica, meccatronica e benessere, quindi le grandi aziende, ecco il motivo per cui mi sento molto perplesso nel dare un parere positivo.
D’altra parte non è una novità, l’ho già detto in Commissione, avrei preferito fare un approfondimento sui fondi Por-Fesr, vedere la missione 14 e come si potevano utilizzare subito questi fondi e non aspettare tra l’altro una legge che, secondo me, se era importantissima la dovevamo licenziare un anno fa, questa legge gira da un anno! Non è fondamentale perché c’è già un altro strumento per investire, che sono i fondi Por-Fesr, già si sta investendo con le aree di crisi, le missioni 14, 15, 12, 13, non ci sono problemi da questo punto di vista, quindi vedremo quello che succederà.
Chiudo con un auspicio, questa legge avrà funzionato se tra un anno non ci saranno più risorse, significa che quando andrà a regime non ci sarà più la copertura finanziaria, significa che le risorse saranno già state spese sui programmi di cui abbiamo parlato in precedenza e su cui il Consigliere Fabbri diceva che il bicchiere è mezzo vuoto, mi auguro che si riempi subito, così svuota direttamente la 4.0.

Presidenza del Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Grazie Presidente. Brevemente perché già i relatori hanno in modo molto ricco trattato questo tema, che ritengo molto importante.
E’ chiaro come diceva qualcuno che è il combinato disposto con la legge nazionale ad intervenire su questa politica industriale, però ritengo particolarmente utile che ci sia anche una legge regionale perché credo che sia tempo ormai che anche nella nostra e nelle altre Regioni d’Italia si metta in campo una vera politica industriale eterodiretta.
Dico questo perché abbiamo parlato in questi anni tante volte del nostro modello marchigiano degli anni ’70, ricordo che non era stato diretto da una politica industriale, era nato in forma spontanea, dai nostri imprenditori, dagli operai che si erano inventati imprenditori, dall'etica del lavoro e dalla capacità produttiva dei nostri imprenditori.
Oggi quel modello è superato, oggi abbiamo bisogno nel nostro Paese di una politica industriale, come politica pubblica, e quindi credo che queste scelte, quella che è stata portata avanti dal Governo ed anche da questa legge, vadano nella giusta direzione perché, come è stato ricordato dai relatori, vanno a toccare il tema della digitalizzazione, dell'innovazione produttiva.
E’ chiaro che da sola una legge come questa non basta, occorrono infrastrutture, occorre contesto, occorrono norme, occorrono risorse finanziarie, capacità di internazionalizzazione, però credo che questa norma indichi la giusta direzione.
Penso che dovremo anche fare la scelta di puntare su alcuni settori produttivi, abbiamo alcuni settori maturi, abbiamo alcuni settori nelle Marche più o meno esposti alla concorrenza internazionale, abbiamo alcuni settori in grande crescita, la meccatronica, la domotica, la manifattura sostenibile, il tema della salute e del benessere sono settori su cui probabilmente si potrebbe creare impresa, in cui si potrebbe creare occupazione.
Gli strumenti messi in campo dalla legge, quelli dell’innovation hub, del FabLab, dell’Osservatorio, siano utili, anch’io sono d’accordo con quanti prima dicevano che il ruolo delle Università da questo punto di vista va valorizzato, però se questa legge verrà applicata, per le norme che prevede, siamo nella condizione di andare in una giusta direzione di sviluppo e di fare sistema.
Queste sono le cose che volevo dire, Presidente mi prendo pochi secondi per una comunicazione extra, siamo felici perché qualche minuto fa abbiamo appreso che tutti i bambini in Thailandia sono stati liberati, quindi è una cosa estremamente positiva, poi faccio le congratulazioni alla Consigliera Marcozzi perché la figlia ha superato anche il secondo turno di Wimbledon juniores, è una tennista marchigiana che si sta facendo valere. Congratulazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marconi.

Luca MARCONI. Grazie Presidente. Sono stimolato dall’intervento del Consigliere Celani in quanto come firmatario di questa legge mi sono sentito non dico accusare, ma riprendere su tanti aspetti, Assessore Bora, lascio a lei la replica e la puntualizzazione.
Come presentatori, anche se non ho avuto possibilità di seguire questa legge in Commissione, abbiamo la necessità di manifestare il nostro consenso. Il Consigliere Celani parla di legge di rimbalzo, non sarà l’ultima e non sarebbe l’unica, una legge che fa sostanzialmente letteratura, fosse anche vero rispetto a contenuti legislativi preesistenti, questo l’avevo già notato mesi fa alla presentazione, non sarebbe neanche questa una cosa inutile perché perlomeno fa raccordo in tutta una materia molto vasta.
Forse il limite di questa legge, lo confesso, è proprio quello della sua vastità, nel senso che dilata interventi e competenze in ogni direzione e quindi rischia di essere poco finalizzata, ma come tutte le leggi troverà una sua applicazione preminente in alcuni campi piuttosto che in altri.
Sottolineo invece con piacere che quella spontaneità, di cui parlava il Consigliere Busilacchi, non può essere un motore di sviluppo che dura nel tempo, resta però il terreno naturale, l’humus, nel quale si muove l’imprenditoria, l’imprenditoria vive anche di questo elemento, certo non solo questo perché non trova più un terreno facile sul quale poter far attecchire prodotti, ma è l’humus naturale sulla linea dell’innovazione, che è quella di cui abbiamo più bisogno. Non abbiamo bisogno di tanti prodotti, abbiamo bisogno di nuovi prodotti che vanno verso il miglioramento della qualità della vita.
Noto nella letteratura che all’articolo 4 c’è una sterminata elencazione, fino al punto o), delle misure e degli strumenti di intervento e dei verbi che vengono usati per introdurre i singoli punti: favorire, incentivare, sostenere, raramente, solo una volta c’è promuovere, che è il verbo più forte, in tutti gli altri casi è un sostegno a quello che c’è ed è questa la logica politica che deve sovrintendere ogni forma di intervento pubblico e che non possono non condividere.
All’interno di questa legge, anche se non è detto, dovremo chiedere sempre di più in questo, come in altri interventi, al mondo imprenditoriale un raccordo per quanto riguarda il sistema delle assunzioni, al di là di quello che farà il nuovo Governo che sarà comunque un’opera titanica nei confronti dei Centri per l’impiego e di quanto è stato fatto fino ad oggi.
Noi facciamo queste cose bellissime, anche legate alla formazione, vedo al punto g) 'favorire modelli organizzativi di produzione - che non è stato toccato - e lavoro sostenibile sotto il profilo vita/lavoro - quindi la conciliazione dei tempi - la centralità della persona', e al punto h) promuovere la contaminazione tra saperi tradizionali e nuove tecnologie sui quali nelle Marche ancora qualche migliaio di posti di lavoro possiamo tirarlo fuori, bene, ma se tutto questo poi non trova un sistema di raccordo a livello lavorativo con il rispetto da parte delle imprese dell'organizzazione delle assunzioni, la cosa non può funzionare. Perché in Germania funziona? Perché 4,5 milioni di ragazzi frequentano le scuole professionali e finiti gli studi professionali sono dei nomi in elenchi per centinaia di categorie professionali o di specifici mestieri e vengono chiamati dall’organizzazione governativa, dai centri per l’impiego, presso le aziende e non c’è la ricerca ossessiva del nome che si conosce o attraverso agenzie che fanno questo tipo di lavoro.
Questo credo che sia importante anche se la legge precisamente non lo indica, ma sottintende che il frutto di questo lavoro, di innovazione, di formazione, di studio, di valorizzazione, di ricerca di nuovi campi, trovi il suo sbocco naturale, lo dicevano anche i Consiglieri Busilacchi e Celani, e lo sbocco naturale non può che essere quello.
In questo senso la legge, ed io così l’ho vista fin dall’inizio, favorisce una cultura di cui noi siamo fortemente carenti e dobbiamo sempre ricordarcelo perché se ricordiamo i nostri limiti riusciamo a superarli, qual è il nostro limite? E' l’incapacità a livello regionale di assumere iniziative di respiro strategico e non è una questione di partiti o di forze di Governo a livello regionale perché chiunque governando questa regione amerebbe avere una realtà sociale più compatta, come l’abbiamo nelle regioni del centro nord, purtroppo la nostra è questa, c’è questo individualismo molto accentuato e addirittura dentro questo individualismo c'è una contrapposizione fra province, fra il nord e il sud delle Marche, che paghiamo pesantemente. Le cose vanno sempre riduplicate, le province ne abbiamo fatta una di più, invece di una in meno, il discorso è quello, stiamo sempre lì. Quella proposta di legge io non l’ho fatta, io ho votato contro, il mio senatore ha votato contro, non mi nascondo dietro un dito, avrei votato contro se fosse passata in Senato quando c’ero.
Oggi ci rendiamo conto che il limite di questa forma organizzativa va superato. Quindi trovare una realtà più compatta è quello su cui lei sicuramente sta lavorando ed è quello sul quale dovremo cominciare ad impegnare seriamente i nostri imprenditori facendo capire che devono fare sistema.
D’accordo Consigliere Celani, questa legge può essere solo letteratura, e non condivido, ma magari se da letteratura, rispetto a tutto quello che già esiste, diventasse pratica e questo sistema cominciasse a realizzarsi, cioè cominciassimo a vedere alcune cose che concretamente da un piano teorico diventano realizzazioni che notiamo sul nostro territorio.
L’ultima cosa che chiedo, lo chiedo anche in altri campi e sono sempre curioso che venga evidenziata, purtroppo non lo è, questa legge dedica un ampio spazio all'economia circolare, addirittura la Commissione l'ha ripresa in alcuni articoli ed io non ho capito il perché visto che c’era già un articolo che secondo me diceva tutto, invece c’è stata rimessa, non dico come duplicazione, ma sui primi articoli c’è un richiamo esplicito riguardo a questo.
I costi di questi sistemi, sui quali non mi pronuncio se sono d’accordo o non d’accordo, e anche dello sviluppo dei cosiddetti ecosistemi, abbiamo anche parlato del riciclo nella legge precedente riguardante la birra, credo che vadano in qualche maniera esplicitati perché sono pubblici normalmente, in alcuni casi sono privati e ricadono sui prezzi, ma la consapevolezza di questo dovrebbe essere indicata in tutte le leggi che facciamo. Lo dico come appello al Comitato per la valutazione della legislazione, sarebbe interessante che venisse presa in considerazione questa roba perché se io faccio il sistema, ed io l’ho fatto quando ho introdotto nel mio Comune a Recanati, ero Vice Sindaco/Assessore, il sistema della raccolta differenziata dei rifiuti e siamo arrivati a più dell’80%, quindi fra i Comuni medio grandi uno dei più ricicloni delle Marche, devo dire chiaramente ai miei cittadini qual è il costo che andranno a sopportare, perché poi è l’unica tassa che ragionevolmente muove il Comune, siamo passati da 1 miliardo di quando ero sindaco, 10/12 anni, ai 2 milioni di euro, cioè a 4 miliardi del sistema di riciclaggio.
E' chiaro che costa di più, sono strumenti che costano di più, buttare tutto in discarica in maniera indiscriminata costa molto meno, forse a metà c’è il costo dell'inceneritore, però la cosa più raffinata che possiamo fare, più pulita, meno impattante dal punto di vista ambientale costa. Sarebbe interessante però che queste cose non passassero 'alla carlona' e si sapessero perché spesso nei cittadini vale questo principio: dobbiamo fare tutto, bisogna inquinare di meno, però bisogna anche spiegare quali sono i costi perché i cittadini, quando si lamentano dell’eccessivo carico fiscale, devono sapere che un adeguato sistema, consentitemi la battuta, di ecosistema protetto o di economia circolare, costa 10/15/20 miliardi e magari i vitalizi 40 milioni, perché poi nello scandalo dei valori mi sembra che i nostri concittadini siano convinti del contrario, che i vitalizi costano decine di miliardi, mentre queste cose poche decine di milioni, non è così, ripeto, al di là del fatto che sono, anzi lo dichiaro, perfettamente d’accordo nel fare queste cose, però bisogna dire con chiarezza ai nostri cittadini che quando scriviamo economia circolare o quando scriviamo ecosistemi sostenibili i costi conseguenti sono di elevate proporzioni. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffiri.

Sandro ZAFFIRI. Grazie Presidente. Gli interventi che mi hanno preceduto hanno cercato di tenere in piedi l'impalcatura di una legge che dovrebbe dare una risposta alla nostra imprenditoria marchigiana.
Ragionando attorno a questo problema ci sfugge o vi sfugge, cara maggioranza, un problema: le 155.000 partite Iva di questo settore, oltre 100.000 riguardano il commercio e i piccoli artigiani. Punto! Ai 100.000 piccoli imprenditori e commercianti, che sono la vera spina dorsale di questa economia marchigiana, non volete ancora capire che sono questi, questa legge 4.0 non dà una risposta. E' inutile che lei rida, Assessore, quanti fondi del Comunità europea mette per queste piccole aziende? Quanti milioni di mette? Zero! L’artigiano da solo non partecipa, il commerciante non partecipa, la tecnologia, che qui richiamate, l’artigiano che fa l’elettrauto non la può acquistare! Di cosa stiamo parlando? Pensate che abbiamo un cervello annacquato?
La sfido: l’elettrauto può comprare il suo robot e verrà finanziato? Ma lasci stare! Non faccia così! Perché dice si!
Questa legge non dà questa protezione alle 150.000 aziende, è una media, quasi ogni 10 abitanti c’è una piccola impresa in questo territorio, questa legge ai due terzi della nostra imprenditoria non dà risposte e si continua in una proposta di manifatturiero, ma il manifatturiero non c’è più o è talmente limitato che occorrerebbero altre leggi. Se questa legge fosse stata ispirata al tessuto dell’economia marchigiana, era da votare, chi dice di no? Ma non dà queste risposte è una legge parzialmente … E ' stata presa da modelli che conosciamo molto bene, in giro per l’Italia, perché è stata presa un po’ dal modello toscano, un po’ dal modello lombardo, voi avete messo in piedi questa legge, però noi crediamo che non dia risposte, quindi la consideriamo pari al nulla, questa ancora una volta è il nulla di questa maggioranza, come dice il Consigliere Zura Puntaroni, questi sono gli effetti: per il 70% dell'imprenditoria non c’è una risposta. Questo è aprire il dibattito, vi sfido, andremo dai commercianti per vedere quanto finanziamento potranno prendere e se ci rientreranno.
Noi abbiamo creduto che questa legge andasse bene, noi abbiamo tentato di dare un contributo, ma come sempre voi non ricevete contributi e questo documento, cara Assessore, l’ho ripreso, l'avevo messo sotto la naftalina, lei questo lo ha letto, lo conosce e lo sa, l’ho tirato fuori dalla naftalina questa mattina per farci l’intervento, perché è sempre questo!
Quando risponderete alla mia esigenza, alle nostre richieste, alle esigenze ed alle richieste dei marchigiani, imprenditori e lavoratori, che possano assumere mezza persona? Ci sarebbero 50.000 assunzioni, avete capito? Se gli artigiani ed i commercianti potessero assumere mezza persona ciascuno verrebbero fuori 50.000 assunzioni, perché sono più di 100.000, i numeri sono pesanti, sono mattoni, non lo volete capire?
Per questi settori non ci sono risorse, è inutile che dite il contrario, non ci sono, portatemi qui un bando che vi dico bravi! Se c’è un bando che avete fatto per i commercianti, per i piccoli artigiani, vi dico bravi, oppure se avete creato le condizioni, che è la stessa cosa, non avete creato le condizioni e questa legge 4.0 era da integrare, caro Presidente, poteva diventare 4.0 per le Marche! Questo è lo spirito politico da creare, avete invece scopiazzato da qualche legge 4.0 in giro per l’Italia, l’avete assemblata e avete fatto qualcosa che non dà una risposta complessiva, non dà una risposta al 70% delle 155.000 partite Iva che fanno parte del tessuto economico di questa regione. Se voi siete capaci, perché riuscite a enfatizzare tutto, a comunicare che anche i 100.000 potranno avere finanziamenti, c'è poi un popolo che vi ricorda le cose non fatte in questi termini.
Credo che sia necessario mandare dei messaggi con la massima trasparenza e con la massima conoscenza dei fatti, e questa mattina vi diciamo che con questa legge non andate da nessuna parte, salvo qualche imprenditore che ne ricaverà un vantaggio, però crediamo che all’altra parte, alla maggioranza del tessuto economico, e la massa fa anche la quantità, non date una risposta. Pertanto esprimo un giudizio fortemente negativo su questa legge perché non solo è riciclata, ma non dà risposte al popolo marchigiano.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Fabbri.

Piergiorgio FABBRI. Grazie Presidente. Condivido per buona parte le perplessità esposte dai Consiglieri Celani e Zaffiri, ma in questo caso vedo rispetto a loro il bicchiere mezzo pieno.
Quando ho letto la proposta di legge mi sono detto: “Cerco di affiancarne una a nome del Movimento”, poi rileggendola ho detto: “Mi sembra sfidante, spero che non sia il libro dei sogni, diamo credito”, ecco il bicchiere mezzo pieno. Perché? Demasi, che è un sociologo della Sapienza, dice che nel 2025 il mercato del lavoro verrà stravolto in forza della spinta della digitalizzazione, adesso il lavoro fisico, il lavoro intellettuale, esecutivo e quello creativo sono quasi equo ripartiti, sono quasi al 30% l’uno, nel 2025 il 50% del mercato del lavoro sarà creativo, quindi chi lavora fisicamente e fa l’impiegato di concetto dovrà gioco-forza riconvertirsi. La sfida è nell’applicazione al tessuto marchigiano di questa normativa.
Vorrei rispondere al Consigliere Zaffiri, l’attenzione alle microimprese è riportata purtroppo in un solo punto, però c’è ed è l’articolo 4, comma 1, punto h) “promuovere la creazione di reti tra le imprese tradizionali consolidate sul territorio regionale e le star up innovative, nonché le micro, piccole e medio imprese ad alto contenuto innovativo”. Sono nominate, poi da qui a creare i bandi adatti per loro ci vuole, giustamente, come attraversare il mare, però un po’ di credito in questo momento mi sento di doverlo dare.
Per rispondere al Consigliere Celani sul finanziamento della normativa, è vero sposa l’Fse, il Fesr per alcuni milioni e trova nella tabella C, quindi nelle risorse regionali, non solo i 70.000 euro di introduzione per quest’anno, ma anche 460.000 per il 2019 e 1.740.000 euro per il 2020. Quindi i primi segnali ci sono, chiaramente il piano, essendo almeno di respiro triennale, doveva prevedere nella normativa anche il 2021, ma non lo è.
Ecco perché sposo tutte le vostre perplessità, ma voglio dare un attimo di fiducia a questa cosa.
Ho fatto un paio di emendamenti, così rispondo anche al Consigliere Marconi, all’articolo 1 (Finalità) proprio per inserire l’economia circolare e per inserire la formazione l’hub great tecnologico professionale dei lavoratori e rendere indissolubile questi tre aspetti, cioè il concetto che ho voluto forzare, con gli emendamenti che sono stati recepiti, è quello che la Regione mette i soldi nell’innovazione tecnologica, nell’impresa 4.0, ma li collega al nuovo modello di sviluppo, quindi all’economia circolare, e fa in modo che nessuno rimanga indietro, quindi la Regione si impegna a riqualificare tutti quei lavoratori che gioco/forza si troveranno alla soglia dell’attività produttiva perché non avranno forse la capacità per aggiornarsi . Quindi “La Regione ritiene strategico unire le nuove forme di impresa 4.0 con l’economia circolare, in particolare si pone l’obiettivo di abbandonare il concetto lineare di produrre/consumare/scartare per incentivare il concetto circolare, ridurre/riusare/riciclare, promuovendo una sinergia tra la ricerca e l’innovazione legate alle Itc e alle Ket e l’applicazione trasversale dei metodi e degli strumenti dell’economia circolare.
La Regione accompagna i processi di innovazione di cui ai commi precedenti con programmi di formazione permanenti finalizzati sia alla creazione di nuove professionalità, necessarie a sostenere il processo, sia rivolti ai lavoratori coinvolti per consentirne e agevolarne l’aggiornamento e l’eventuale riqualificazione culturale, professionale e tecnica, affinché non restino esclusi dal ciclo produttivo”.
Questi due emendamenti che vi ho letto sono inseriti nelle finalità ed io penso che sia il futuro di questa normativa per non sprecare soldi e non spendere due volte, perché non vorrei che la Regione consenta il salto di qualità all’impresa che poi licenzia i lavoratori che non vengono riassorbiti, e non voglio che questi soldi vengano dati a un modello obsoleto di crescita, di sviluppo, con il quale siamo cresciuti, quindi ho voluto collegare questa innovazione alla economia circolare ed alla formazione continua dei lavoratori.
Detto ciò, vorrei velocemente sottolineare quali sono gli elementi sfidanti di questa normativa, tutti tifiamo perché venga applicata, si parla di Digital innovation Hub, di FabLab, di academy aziendali, di artigianato digitale, anche questa è una buona sfida da concretizzare, si parla di misure, di strumenti di intervento che devono essere volti a rilanciare la competitività del sistema economico della Regione attraverso l’implementazione del nuovo modello di impresa 4.0 nell’ambito della produzione manifatturiera e dei servizi connessi, che coniughi i principi dell’economia circolare e assicuri un adeguato grado di formazione tecnica e culturale agli addetti impiegati da inserire nel settore.
In particolare le misure e gli strumenti di intervento sono rivolti, e qui c’è un lunghissimo elenco, che però è molto sfidante e interessante per la sostenibilità futura che l’impresa deve assumere, b) incentivare processi produttivi maggiormente sostenibili utilizzando le tecnologie abilitanti come leva competitiva verso le tre dimensioni della sostenibilità economica, ambientale e sociale - quindi i tre aspetti devono essere assolutamente coniugati - c) sostenere lo sviluppo di sistemi produttivi in grado di valorizzare le persone e sviluppare le loro competenze, al fine di contribuire alla soddisfazione ed al benessere dei lavoratori, grazie all’adozione di soluzioni tecnologiche ed organizzative - ecco quindi l’organizzazione del lavoro - in cui persone e macchine cooperino sinergicamente, sulle microimprese ho già letto, quindi salto.
Ci sono altre cose interessanti, tra cui la Giunta regionale riconosce carattere prioritario a: impiego di metodi, tecniche e strumenti di misurazione e certificazione dell’impronta ambientale di processi, prodotti e servizi, per consentire l’ottimizzazione delle risorse utilizzate lungo tutto il ciclo di vita e la verifica che le modalità di utilizzo e di dismissione rispettino i principi di sostenibilità ambientale ed economica; l’applicazione di sistemi di progettazione, ingegnerizzazione e industrializzazione basati su metodi di durabilità, disassemblaggio, riciclabilità e riutilizzabilità, termini fondamentali se vogliamo impiegare e fare il salto di qualità perché la nostra industria è ancora purtroppo abbastanza arretrata rispetto a quella di altri Paesi più evoluti; la ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo, l’attivazione di logistiche e processi tecnologici per il de-manufactoring, la raccolta, la selezione e il trattamento di materie prime e secondarie derivanti da prodotti a fine ciclo di vita e da scarti di produzione. Quindi tutta l’economia circolare è qui declinata in moltissimi aspetti.
Ci sono poi anche un po’ di ombre perché noi abbiamo un Osservatorio che deve dare la definizione degli interventi, la predisposizione dello stato di attuazione su cui vigilare, identificare i principi su cui muoversi, gli ostacoli incontrati, proporre le soluzioni, quindi un po’ il governo nell’applicazione di questa normativa, che è costituito dai dirigenti regionali, dalle associazioni di categoria, dalle organizzazioni sindacali, dentro mi sembra ci siano anche le università, c’è un emendamento dell’Assessore che poi porta un tavolo tecnico ulteriore, ma a tutto questo poi viene aggiunta una cosa che sulla quale ho votato in maniera negativa perché a supporto dell’attività dell’Osservatorio, che opera a livello gratuito, può essere stipulata apposita convenzione con un ente di eccellenza nella diffusione della cultura economica e nello sviluppo dell’imprenditorialità, in base ai criteri stabiliti dalla Giunta regionale, sentita la Commissione assembleare competente. Non vorrei che questa, come diciamo noi in gergo, si rivelasse la solita marchetta, potrei scrivere l’elenco e consegnarlo all’Assessore, per vedere chi poi prenderà questo incarico. C’è il tavolo tecnico, c’è l’Osservatorio, abbiamo bisogno del consulente del consulente del consulente? Spero vivamente di poter modificare il comma 5 dell’articolo 12 quando la legge ormai andrà in vigore.
Sul finanziamento è chiaro che i milioni sono tanti, ma non saranno sufficienti, e se il piano deve essere almeno triennale manca la previsione per il 2021, magari verrà messa prossimamente.
La sfida è quella di una corretta applicazione dei principi importantissimi che abbiamo enunciato e che devono essere calati, come giustamente dicevano prima i Consiglieri Celani e Zaffiri, sul concreto tessuto marchigiano in cui trova difficoltà un’agevole applicazione tout court di questa normativa, però in questo momento mi sento di dare una linea di credito alle buonissime intenzioni scritte all’interno di questa normativa.

Presiede il Vicepresidente
Piero Celani

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bisonni.

Sandro BISONNI. Grazie Presidente. Mi dispiace aver sentito qualche intervento di qualche Consigliere della minoranza un po’ carico di pregiudizi perché a me sembra che questa sia una legge condivisibile un po’ da tutti.
Questo processo alle intenzioni è sbagliato e lo potremmo fare a tutte le leggi che passano in quest’Aula, quindi è sbagliato il principio.
Questa legge a me sembra importante, voglio leggere solo due, tre cose dell’articolo 3, che riguarda i contenuti del piano straordinario, che a dire il vero sono molto sfidanti ed impegnative, quindi complimenti ma anche auguri e coraggio perché rispettare ed applicare quello che sta scritto è impegnativo. Leggo il punto a) trasformare parte del processo produttivo manifatturiero del territorio regionale in fabbricazione digitale - già solo questo mi spaventerebbe, realizzare questo nel territorio marchigiano già potrebbe bastare perché è un obiettivo alto, e di questi obiettivi alti ce n’è un lungo elenco. Inoltre, mi piace questa legge perché non è nemmeno generica, nel senso che non fa solo un elenco di buone intenzioni, ma dice anche che si deve realizzare un piano, che deve fare una analisi, individuare le misure, individuare i beneficiari, definire i criteri e fare la previsione di precisi obiettivi di semplificazione.
E' un piano dettagliato che va anche ad individuare esattamente e puntualmente i beneficiari e le loro azioni, poi dopo nell’articolo successivo istituisce l'Osservatorio, come qualcuno ha ricordato, per avere un feedback, che quello che è stato programmato e finanziato abbia prodotto degli effetti positivi.
Quindi una legge importante, che vuole proiettare - questo è il mio giudizio - le Marche verso un futuro che abbraccia il progresso, che va verso la digitalizzazione e che abbraccia l’opera infrastrutturale importantissima, che noi tutti, mi ci metto pure io, e coinvolgo tutti quanti, stiamo realizzando con l’infrastruttura della banda ultra larga.
Se avessimo pensato di fare questa importante infrastruttura senza riempirla di contenuti, sarebbe stata di scarsa utilità, se non addirittura inutile. Quindi questa legge va in parallelo con l’altra azione che la Regione ha fatto per andare nella direzione di digitalizzare le Marche e portarle in quella che viene chiamata l'industria 4.0.
Sono stato a diversi convegni fatti da associazioni di categoria, devo dire che tutti aspettano con ansia sia l’infrastruttura sia le misure complementari, quindi sono sicuro che questa legge sarà accolta a braccia aperte dai nostri imprenditori e non è limitata, come qualcuno ha detto, solo alle grandi e grandissime industrie, ma è aperta a tutti.
Non condivido nemmeno il fatto che mancano i finanziamenti, prima il Consigliere Celani ha detto: “Sono presi dai fondi europei”, a parte che a me sinceramente dove li prende li prende, l’importante è che ci siano e non sono neanche pochi perché per il 2018 non sono previsti finanziamenti, ma non c’è stato il tempo, ma per il 2019 sono 20,5 milioni e per il 2020 16,9 milioni, quindi misure e sostegni molto consistenti.
Qualcuno ha detto che bisognava prevedere anche il 2021, adesso manca l’Assessore al bilancio, non sono un esperto di bilancio, però la legge è stata presentata nel 2017, il bilancio si riferisce al triennio 2018/2020, ma la legge dice all’articolo 14, comma 3, per gli anni successivi si provvederà con le risorse relative, quindi è già previsto anche per gli anni successivi, non è che non c’è scritto nulla.
Quindi che dire, mi dispiace che qualcuno abbia forse un po’ gli occhi chiusi da qualche pregiudizio perché, ripeto, a me sembra che questa volta la legge possa essere condivisa e condivisibile a 360°, quindi la voterò, anzi colgo l’occasione per ingraziare chi l’ha proposta e tutti i sottoscrittori.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Minardi.

Renato Claudio MINARDI. Grazie Presidente. Credo che questa sia una legge importante per la nostra comunità marchigiana perché non dobbiamo mai dimenticare da dove veniamo; veniamo da una crisi pesantissima che è partita nel 2008 e dalla quale facciamo ancora fatica ad uscire, una crisi economica che ha visto la perdita di tantissime aziende, abbiamo perso in 8 anni oltre 32.000 posti di lavoro, soltanto di lavoro dipendente, capite bene quanto sia pesante la situazione nella nostra comunità marchigiana, causata da una crisi globale, planetaria, che ovviamente non ha coinvolto soltanto la nostra regione o il nostro Paese.
Veniamo da una crisi di sistema pesantissima da cui, dicevo, si comincia a rivedere la luce in fondo al tunnel, gradualmente, sembra che l’economia stia riprendendo, stia andando sempre meglio; credo che questa legge sia per la nostra comunità una grande e importante opportunità perché si inserisce in un sistema economico che ha fatto fatica a rinnovarsi, ad adeguarsi alle nuove tecnologie, tant’è che le imprese che hanno retto di più durante la crisi economica sono quelle che hanno fatto ricerca, che hanno fatto innovazione, che hanno fatto internazionalizzazione.
Nel periodo più profondo della crisi, nel 2011/2012, sono stato in visita in un’importante azienda metalmeccanica del pesarese e al titolare dell’azienda chiesi come stava andando, lui rispose: “L’anno scorso ho fatto +35%”, replicai: “Ti faccio i complimenti, ma lo sapevo perché questa è una azienda che ha investito tutte le sue risorse nella ricerca, nell’innovazione e nella ricerca di nuovi mercati”.
Ovviamente le imprese, che hanno dato attenzione alla ricerca di nuove tecnologie, ai nuovi processi di prodotto ed hanno cercato di fare innovazione, sono quelle che hanno retto di più sul mercato, anzi anche nei momenti di crisi sono riuscite ad avere il dato positivo.
E’ chiaro che in questo contesto il sistema economico è profondamente cambiato, dobbiamo confrontarci con Paesi più avanzati, Paesi che hanno un costo della manodopera più basso, ma che comunque hanno fatto investimenti importanti nella qualificazione e in competenze nuove, quindi hanno accelerato sull’informatizzazione, sull’informatica, sul digitale.
Questa legge industria 4.0, oltre all’economia circolare, altrettanto importante, pone un tema importante e credo che debba e possa essere una opportunità per il nostro sistema economico regionale.
Possiamo dire che siamo in ritardo? Forse si, ma non siamo in ritardo soltanto nelle Marche, ma se il processo degli investimenti sta ripartendo, come sembra stia ripartendo, sono i dati del Fondo monetario internazionale che riguardano il nostro Paese in cui le aziende e il sistema pubblico stanno aumentando gli investimenti del 3 e del 4%, credo che sia importante che in tutto questo ci sia una particolare attenzione rispetto ad un tema di fondamentale importanza, che deve guardare la prospettiva perché fotografare il mercato al momento in cui si vive per le aziende significa essere sempre in ritardo, invece anticipare i tempi, saper leggere il futuro e fare investimenti, che guardano al futuro con l’attenzione dovuta, credo che sia una bella opportunità per difendersi sul mercato.
Questa legge in qualche modo vuol premiare chi investe sul futuro, vuol premiare chi guarda ormai non più al 2020 ma al 2030, perché l’industria 4.0, la digitalizzazione dei processi, guarda oltre il 2020, c'è quindi bisogno di accelerare l’innovazione e questa legge va proprio in questo senso.
Voglio ringraziare tutti coloro che in Commissione l’hanno migliorata, ringrazio il Presidente della Commissione che sicuramente ha fatto un buon lavoro, lavoro che va di pari passo anche con gli investimenti che la Giunta regionale ha varato con i bandi sia sulla formazione che sugli investimenti per circa 11 milioni di euro, ma su questo avremo bisogno di accelerare quando più possibile perché non solo c’è bisogno di risorse per le imprese, ma c’è bisogno anche di preparare una forza lavoro sempre diversa, avremo bisogno di competenze tecniche nuove, avremo bisogno di competenze manageriali nuove che siano allineate al digitale.
Questo per stare in competizione con i Paesi emergenti, tenuto conto che siamo in un mercato globalizzato, dobbiamo avere la consapevolezza che competiamo con un mercato sempre di più globale, dove il digitale, la robotica e l’informatizzazione la fanno sempre più da padrone. Il tutto questo è importante anche il tema della formazione perché non sarà sufficiente fare gli investimenti se non ci sarà manodopera diversa dalla manodopera di cui oggi abbiamo bisogno nelle aziende, sarà una manodopera che dovrà avere una formazione, una qualificazione diversa, una qualificazione specifica, quindi ci sarà bisogno di un aggiornamento continuo perché non siamo di fronte a sistemi di produzione meccanica, ma a sistemi di produzione dove la velocità dell’evolversi delle tecnologie è talmente rapida che la formazione dovrà essere in forma continua.
Credo che questa modifica del fabbisogno della manodopera sia una delle parti corpose e importanti di questa legge, quindi c’è una radicale trasformazione delle competenze.
Concludo dicendo che questa legge la vedo come una grande opportunità per l’economia marchigiana, un modo per aiutare le imprese, un modo per preparare manodopera specializzata, adeguata, che abbia nuove mansioni, che abbia nuove competenze rispetto al mercato del lavoro e perché poi non sottolineare, lo faccio da ultimo, il tema che riguarda l’economia circolare dove il riciclo, il riuso e la riduzione delle materie prime deve essere uno dei fari che ci poniamo tutti quanti insieme.
Concludo dicendo che questa legge non solo la voterò con convinzione, ma la ritengo una opportunità per il sistema economico marchigiano, un'opportunità di crescita, un’opportunità per recuperare la forza lavoro che abbiamo perso a causa della crisi iniziata nel 2008 e questo nuovo sistema, questo nuovo meccanismo, potrà essere una grande opportunità per il mondo del lavoro che avrà bisogno sicuramente di formarsi ed avrà una occasione per recuperare spazi nel mercato e nel mondo del lavoro. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI. Velocemente anche perché chi mi ha preceduto, soprattutto il relatore, ha illustrato benissimo la legge.
Quello che mi preme sottolineare è il lavoro fatto che è durato anche molto tempo, circa un anno di discussioni riprese in Commissione per l’approfondimento di questa che consideriamo una buona legge. Approfondimento che andava vista con l’esterno, sono state fatte diverse iniziative sia da un punto di vista politico che da un punto di vista istituzionale, per capire qual era la volontà delle parti che questa legge va toccare.
Al di là del lavoro fatto in Commissione, con le audizioni abbiamo ascoltato e messo a confronto tutte le associazioni di categoria e ricordo bene che non abbiamo avuto pareri negativi, anzi c’è stata chiesta più di una volta una accelerazione, soprattutto dalla Confindustria che ha dichiarato con forza la necessità di questa legge, che va ad integrarsi a qualcosa già messo in piedi a livello nazionale dal Ministro Calenda, quindi qualcosa che noi cerchiamo di attuare e portare avanti nella regione Marche per dare risposte importanti.
La prima cosa che è stata cambiata nella legge, può sembrare di piccolo conto, ma in realtà non lo è, è il titolo, prima era “Industria 4.0”, adesso “Impresa 4.0”, ed è un concetto messo in rilievo per quanto riguarda le Marche perché meglio si adatta alla situazione economica marchigiana fatta di piccole realtà imprenditoriali. E' stato un cambiamento anche a livello nazionale, quindi questa discussione è stata superata, però in realtà già da questo si è intravisto un cambiamento importante.
L’altro aspetto, senza ricordare tutto, e che abbiamo riportato all’interno dei vari articoli, alcuni principi a cui tenevamo tantissimo, che regolano l’economia circolare. Quest’oggi ne abbiamo parlato più di una volta e alcuni concetti, se guardate l’articolo 1, sono stati ripresi, come diceva prima il Consigliere Marconi, nei vari articoli perché in Commissione avevamo la convinzione ben chiara non solo dell’approvazione della legge, una convinzione che riportiamo nella possibilità degli articoli che sono stati previsti.
Nel primo articolo si parla del cambio di alcuni concetti fondamentali, da produrre, consumare, scartare, a ridurre, riusare e riciclare, sono concetti di fondo legati al discorso dell’economia circolare.
Non è solo l’economia circolare, c’è anche il fatto fondamentale della digitalizzazione e dell’innovazione, protagonisti della rivoluzione iniziata ormai da alcuni anni, che all’inizio venivano visti come qualcosa che portava via posti di lavoro, portava innovazione, ma sembrava che potessero essere un freno per il mercato del lavoro, In realtà si è capito che chi sta in questo processo, sta nei tempi giusti e si va ad innovare, riesce a star dentro al processo completo, non solo è una parte del processo produttivo della propria attività, perché anche questo avviene.
Molte attività imprenditoriali hanno iniziato da tempo questo meccanismo di innovazione, però non in maniera completa, la produzione di un prodotto che è innovativo e digitalizzato in tutte le sue fasi aiuta a compire un salto in avanti e significa anche posti di lavoro, innovazione, trasformazione. E’ quello che noi cerchiamo di portare avanti con questa proposta di legge, alcune cose potrebbero non funzionare pienamente, al 100%, può darsi, ma sicuramente complessivamente si tratta di una legge positiva perché se passa il tempo e non si percorre questa strada si rischia di rimanere completamente fuori.
L’altro aspetto è che le Marche hanno una serie di piccole attività artigianali e queste bisogna capire come meglio integrarle in questo processo, anche se sul piano del digitale, e quindi dell’innovazione, basta fare un giro sulla rete internet per vedere quanti artigiani di qualità ci sono o come sta cambiando il commercio, purtroppo per certi aspetti, perché le percentuali del commercio che passa attraversa la rete aumentano quotidianamente.
C’è un cambiamento nel lavoro che bisogna mettere bene in evidenza, dobbiamo fare in modo che la trasformazione non solo non faccia perdere posti di lavoro ed economia, ma ne crei altra per la trasformazione.
Questi sono gli aspetti fondamentali, principali, di questa legge che ha sicuramente aspetti positivi e che spero che vengano poi integrati e corretti per le piccole cose che potrebbero essere aggiustate e modificate.
C’è un aspetto su cui si potrebbe fare di più, ed è stato rilevato, è previsto un finanziamento, ma se consideriamo che dobbiamo dare risposte notevoli, c’è la necessità di un finanziamento maggiore, lo vedete negli articoli della legge, abbiamo per il 2019 2.223.000 euro, per il 2020 4,5 milioni, è chiaro che queste sono cifre che poi si intrecciano con altre situazioni legate alle varie misure europee e finanziamenti europei di prima, quindi in realtà, sempre su questa operazione a livello di principio legata all’innovazione, ci sono altri fondi, però si potrebbe fare uno sforzo per ampliare il finanziamento.
Ringrazio la Commissione in cui si è lavorato bene, al di là delle differenziazioni di alcune posizioni che sono state messe in rilievo, che anche questa mattina ha dato il parere favorevole a quattro emendamenti presentati dall’Assessore Bora, che sono di carattere tecnico che poi spiegherà lei, ribadendo il fatto che la Commissione ha espresso parere favorevole. Grazie.

Presiede il Presidente
Antonio Mastrovincenzo

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Bora.

Manuela BORA. Grazie Presidente. Credo e spero che questa legge possa essere approvata oggi all’unanimità, lo dico perché sarebbe un bellissimo segnale per il nostro tessuto produttivo marchigiano ed è anche per questo che abbiamo, giustamente secondo me, anche ritardato la discussione in Aula.
L'ha ricordato prima il Presidente Traversini, questa è una proposta di legge che giace in Commissione da oltre un anno, ma ricordo che ne iniziammo a discuterla ben due anni fa, poco dopo l’approvazione sempre all’unanimità da parte di questa Assemblea legislativa della risoluzione sull’economia circolare. Non è un caso infatti che viene qui ripresa e in questi mesi sono anche intervenuta più volte, lo ricorderà il Consigliere Zaffiri in Commissione, proprio per farmi carico personalmente del fatto che i vostri emendamenti fossero accolti. Io ad esempio ero contraria al cambio del nome, ma non perché non sia consapevole e non sappia che il nostro tessuto produttivo è fatto da piccole e piccolissime imprese, ma perché il nome industria 4.0 riprende quella che è la quarta rivoluzione industriale.
Questa sensibilità per le imprese, che riconosco e che apprezzo, spero che sia anche quella del nuovo Governo, non ho visto nel patto per il cambiamento una sola parola per le imprese, né l’ho sentita dal Ministro Di Maio, quindi se questo sforzo di sensibilizzazione, di cui vi assicuro questa Giunta non ne ha bisogno, inizia a farlo anche ai compagni di partito sarebbe sicuramente ancora più prezioso.
Parto da alcuni dati: nella legislatura precedente venivano stanziati circa 300.000/400.000 mila euro all’anno sul commercio, noi siamo passati da quelle briciole, considerati i tempi dei bilanci precedenti, a 1.800.000 nel 2018, oltre 1.030.000 nel 2017, 800.000 euro nel 2016 e appena insediati nel 2015 con l’assestamento 665.000 euro, quindi appena insediati abbiamo raddoppiato i fondi che c’erano precedentemente. Ricorderà il Consigliere Zaffiri che noi non c’eravamo nel 2014 quando si scelse di non finanziare il commercio, però nonostante questo abbiamo colmato quella carenza con fondi regionali, questo perché uno spara numeri, spara cifre e invece le cifre sono importanti.
Così come quando lei mi dice che non c’è spazio per le assunzioni, le ricordo il bando uscito ormai diversi mesi fa, che oltretutto ha riscosso un grande apprezzamento da parte delle imprese, accanto a fondi Fesr per gli investimenti, ha fondi aggiuntivi per le nuove assunzioni.
Oggi purtroppo non posso avvalermi della collaborazione dell’Assessore Bravi che avrebbe saputo a memoria raccontare quelle che sono state le nuove assunzioni di personale, oltretutto non solo giovane, ma altamente qualificato che è stato assunto grazie a questo bando, poi quando vuole siamo a disposizione anche in quest’Aula per informarla.
Quindi non si tratta assolutamente di legge riciclata e nemmeno di una legge che non dà risposte, anzi è molto concreta anche dal punto di vista dello stanziamento delle risorse, poi si può sempre fare di più e questa Giunta non si è mai tirata indietro, infatti davanti a bandi che hanno ricevuto tantissimi progetti, numerose sono state le occasioni in cui siamo intervenuti con uno stanziamento integrativo di risorse.
Un piccolo chiarimento per quanto riguarda l’osservazione legittima che fa il Consigliere Fabbri sull’articolo 12, comma 5, su un’ipotetica “marchetta”, riprendo l’espressione da lui utilizzata, quello è un articolo che non ha la copertura finanziaria, in realtà lo spirito che viene ripreso anche dai quattro emendamenti che ho presentato, che vi ringrazio per averli approvati, va proprio nell’ottica di coordinare tutti questi strumenti che vengono introdotti dal Piano nazionale del Ministro Calenda “Industria 4.0”, lo dico perché in questi mesi si è generata un po’ di “confusione” su quelli che sono i vari strumenti quindi penso al cluster, al digital innovation hub, poi ci sono i Pid (punti di presa digitale), quindi poiché non era chiaro chi potesse partecipare a cosa, da parte delle associazioni di categoria ci è stato richiesto questo coordinamento tecnico, che non ha oneri aggiuntivi, ma che prevederà per categoria produttiva un referente che poi ci potrà fare delle domande, di questo si tratta, nulla di più.
Così come l’altro emendamento riguarda l’anticipo della parte del digital innovation hub, ma questo solo perché pensavamo che questa legge fosse approvata molto prima, quindi dà poi la possibilità di non perdere le risorse che avevamo stanziato nei tempi previsti.
Questa proposta di legge, lo dico riprendendo una definizione di una associazione di categoria artigiana, non solo è complementare con quella del piano del Governo, perché va a finanziare le imprese più piccole, ma è proprio una via marchigiana all’industria 4.0, costruita, cucita su misura su quelle che sono le nostre imprese ed io Consigliere Zaffiri glielo dico con grande umiltà, non ho ricevuto nessun tipo di critica nei confronti di questa proposta, anzi ho raccolto un grandissimo apprezzamento, è una proposta di legge che viene presa ad esempio anche da altre Regioni perché è l’unica che prevede un articolo sulla cyberg defence, è una legge che mi sembra aver colto molto bene quelle che sono le sfide, poi non mancheranno occasioni, se riterrete, anche di integrarla nel tempo.
Chiudo ringraziando tutti quanti voi per il vostro contributo che avete dato nel corso di questi mesi, con la speranza che questa sfida …, poi capisco che preoccupi anche molte imprese e da qui, lo ricordava il Consigliere Bisonni, la necessità che ci è stata chiesta e che noi abbiamo accolto di istituire questo Osservatorio che monitorasse anche una eventuale perdita di posti di lavoro, sono invece certa che sarà l’esatto contrario, però è stata una richiesta legittima che è venuta dai sindacati e che noi abbiamo voluto tenere in considerazione. L’auspicio è che questa sfida possa davvero essere colta dalle nostre imprese e che possa rappresentare un punto di svolta soprattutto per quei distretti più in difficoltà. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 12 bis/1 (articolo aggiuntivo) a firma dell’Assessore Bora. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 14 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 15.
Emendamento 15/1 a firma dell’Assessore Bora. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 15/2 a firma dell’Assessore Bora. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 15/01 bis/1 a firma dell’Assessore Bora. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 15, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 150, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 15,40